Vavassori traccia la via: «16-18 punti a fine andata»

«Il nostro campionato comincia col Piacenza, se la squadra starà bene ci giocheremo tutto nel ritorno»

Buongiorno, mister.
«Buongiorno, buongiorno».
Che c’è? Problemi?
«Io problemi? Nooo, guardi che io sono il più tranquillo di tutti».
Bum. Questa è grossa: Vavassori è tranquillo. Vavassori quello che in panchina fa cose turche, vive di caffè e ha sempre i nervi a fiori di pelle è un tipo tranquillo...
«Ah, ah, ah. Allora, riepiloghiamo: io in panchina sbraito perché nello stadio c’è sempre un gran fracasso e in campo i giocatori non mi sentono; i caffè invece li bevo perché mi piacciono. Se proprio devo, posso riconoscere che sono un tipo grintoso, un bergamasco alla buona, il figlio di Pì muliner, di Arcene. Ma i miei nervi stanno benissimo».
Stavano bene anche domenica sera?
«Stavano benissimo. Io per la partita con la Lazio non ho motivo di recriminare e neppure appunti da fare alla squadra».
L’Atalanta s’è vista solo per 25 minuti, e nei 70’ giocati in svantaggio non ha mai fatto un tiro in porta. E lei non ha appunti da fare?
«Riguardate le immagini: l’Atalanta domenica sera ha creato sei-sette volte i presupposti per fare gol, mettendo sempre la palla dietro la difesa della Lazio. Non siamo stati fortunati e siamo mancati al momento della conclusione, ma la squadra ha fatto il suo dovere».
Sarà. Ma l’impressione è che la squadra abbia cambiato due-tre volte umore in modo vistoso durante la partita. Concorda?
«Non è una novità, succedeva anche nel campionato scorso. Questa è una delle caratteristiche di questo gruppo».
Domenica sera Gautieri era in grado di giocare?
«Prima della partita, sì».
In che senso?
«Nello spogliatoio prima di dare la formazione chiedo sempre se qualcuno ha dei problemi, di qualsiasi genere. Se nessuno dice niente, vuol dire che posso considerare tutti disponibili».
E dopo l’intervallo cos’ha detto a Gautieri?
«Queste sono cose che restano nello spogliatoio».
Un giudizio sulla prova di Pinardi?
«In linea con gli altri».
Secondo lei qual è il suo ruolo?
«Pinardi è un centrocampista con qualità soprattutto offensive».
Ha presente l’evoluzione di Pirlo?
«Che domanda».
Scusi. Ma che ne pensa di Pinardi proposto come Pirlo nel Milan?
«Non sono stupido: se mi date la difesa del Milan lo faccio subito».
Simic-Nesta-Maldini-Kaladze?
«Voi datemeli e la prossima partita mette Pinardi a fare il Pirlo. Me li date?».
Quindi il problema è in difesa?
«I gol succede di prenderli, è oggettivamente difficile non commettere errori per tutta la partita».
La difesa a tre permette di correre meno rischi.
«Ci sono sempre...»
...i pro e i contro, come in tutte le soluzioni.
«Appunto, perché me lo chiedete?».
Cosa darebbe per stare tre partite senza prendere gol?
«La cosa ci aiuterebbe, soprattutto sul piano psicologico. Ma io credo che il problema maggiore sia fare gol, più che evitare di prenderne. Dobbiamo essere più determinati al momento della conclusione».
Tra due settimane arriva il Milan, cioè la squadra che segna più di tutti. Preoccupato?
«Il giusto. Mi rendo conto che tra le due squadre c’è un grande divario, ma sono certo che l’Atalanta farà comunque la sua partita».
Facile dire così.
«Escludo che qualcuno scenda in campo convinto d’aver perso prima di giocare».
Certo, certo. Magari proprio col Milan comincerà il campionato dell’Atalanta.
«Me lo auguro. Ma immagino che il nostro campionato comincerà con il Piacenza, fra tre settimane».
Quindi si perde con il Milan e con il Parma?
«Con il Milan e con il Parma si va in campo e si gioca, chi non ci crede deve solo dirlo e resta fuori, non c’è problema».
Poi l’Atalanta comincerà il suo campionato, all’ottava giornata...
«Dal Piacenza avremo nove partite per arrivare a fine andata, lì ci giocheremo la nostra stagione».
Quanti punti vorrebbe avere a fine andata?
«Non so... ma che domanda è questa?».
Mister, è una domanda. Ma lei che risposte dà?
«Mamma mia, che pazienza... A fine andata... diciamo 16-18 punti, poi ci giochiamo il ritorno per intero».
Guardi che 16 punti sono pochi, sono troppo pochi...
«Se la squadra starà bene non saranno pochi, ci giocheremo il ritorno...».
Che vuol dire «se la squadra starà bene»?
«Il nostro problema adesso è recuperare la condizione fisica ottimale nei quattro-cinque giocatori che devono darci il contributo decisivo».
Si riferisce agli infortunati?
«Mi riferisco ai giocatori che non ci stanno dando un apporto in linea col loro rendimento abituale».
Perché questo succede?
«Essenzialmente per problemi fisici. Chi non s’allena per tutta la settimana poi la domenica non è mai in grado di esprimersi al massimo».
Adesso s’è fermato anche Rossini.
«Che devo dire? Va bene se dico che mi dispiace?»
Calma, non s’innervosisca. Quanto peserà l’assenza di Rossini?
«Questo non è il momento per piangerci addosso, serve razionalità. Meglio tener d’occhio l’evoluzione dei guai di Rossini e cercare soluzioni alternative».
Per esempio?
«Mancano 15 giorni al Milan, permettetemi almeno di pensarci...».
Torniamo al campionato che comincerà col Piacenza. Per quella partita Rossini potrebbe comunque non esserci.
«Per quel periodo io mi auguro solo che la condizione generale sia buona, cioè che i giocatori che in questo momento non stanno rendendo per il loro valore siano arrivati al loro livello di rendimento abituale. Almeno ci potremo giocare nelle migliori condizioni possibili il nostro campionato».
Ma lei adesso si sente in discussione?
«Sono io il primo che si mette sempre in discussione, con me stesso. Ma credo nel mio lavoro».
Questo è il momento più difficile della sua carriera?
«Ce ne sono stati altri: prima della vittoria di Pescara nell’anno della serie B, dopo l’1-5 con l’Udinese l’anno scorso».
Le differenze tra quei momenti e questo?
«Una, soprattutto: stavolta quasi tutto è legato alle condizioni fisiche dei singoli. E lo staff tecnico, lo dico razionalmente, ha pochissime possibilità di incidere su questa componente».
Ci risiamo: Vavassori il razionale.
«Guardi che è vero: qui il più tranquillo sono io...».Pietro Serina

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