Il prato della Fara e la Rocca «svelata»
Un cartolina racconta gli anni Trenta

Questa cartolina degli anni Trenta ci porta in Città Alta, all’altezza del celebre prato della Fara che proprio in quegli anni prese il posto del vecchio «fupù» una grossa buca che fu riempita con il materiale delle case demolite in Città Alta. Sullo sfondo si vede la Rocca: sul colle ancora senza alberi appariva in tutto il suo splendore.

Storylab questa volta ci porta al prato della Fara, in Città Alta, negli anni Trenta del Novecento. È passato tanto tempo, la città si è rinnovata ed è cambiata, ma in questa vecchia cartolina è ancora ben riconoscibile via Porta Dipinta, sulla sinistra, con una differenza tra passato e presente: all’epoca non c’erano i grandi alberi che oggi costeggiano la strada. Alberi che all’epoca erano quasi del tutto assenti anche sul colle di Sant’Eufemia, in cima al quale si trova il complesso la Rocca: la fortezza, costruita tra il 1331 e il 1336, era quindi ben visibile a chi in quegli anni passava per la zona della Fara e del vicino complesso di Sant’Agostino. Oggi invece la vegetazione è cresciuta rigogliosa, sia nel parco della Rocca sia sulle pendici del colle, dando una cornice verde a quello che oggi come ieri è uno spettacolo da osservare, fotografare e, con qualche passo in più, da esplorare (nel mastio della Rocca tra l’altro c’è la sezione ottocentesca del Museo storico di Bergamo). A proposito di alberi, c’è un altro angolo della città dove il verde ha cambiato il «panorama», ve lo ricordate? Ne abbiamo parlato in questo articolo.

Altra curiosità riguarda il prato della Fara, ben visibile in primo piano al centro e sulla destra: all’epoca della cartolina questo prato era appena «nato». Prima, infatti, al suo posto c’era una grossa buca, conosciuta dai bergamaschi con il nome di «fupù». La maxi buca fu ricoperta proprio a partire dagli anni Trenta, con le macerie delle case demolite in Città Alta nel piano di risanamento avviato dall’ingegner Luigi Angelini che prevedeva l’abbattimento delle case in stato di abbandono e irrecuperabili. Ecco il confronto tra ieri e oggi con lo scatto del nostro Beppe Bedolis.

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