Salendo in via Sant’Alessandro
dove il tempo si è (quasi) fermato

Storylab stavolta ci porta in via Sant’Alessandro a Bergamo, nella parte «bassa» della via.

Tracce del passato che si incrociano con il presente. Risalendo via Sant’Alessandro non mancano gli spunti per trovare angoli della città di ieri, luoghi storici che nel corso dei secoli hanno cambiato funzione, ma che sono ancora ben riconoscibili e suggestivi, come se il tempo si fosse fermato, o quasi. Ne è un esempio questa foto (senza data) condivisa su Storylab da Roberto Brugali e proveniente dalla Raccolta Gaffuri, dove si vede il campanile di una chiesa. Si tratta dell’ex chiesa di San Carlo dei mendicanti. Il nome è presto spiegato: si trovava in quel luogo un ospizio, un «ospitale» istituito nel 1613. Nella regola si affermava che i poveri accolti erano sessanta, trenta adulti e trenta bambini (quindici maschi e quindici femmine) compresi fra i cinque e i dodici anni. Il povero doveva essere «privo di ogni aiuto, e cioè che non abbia alcuno che possa o debba alimentarlo».

Questo angolo della città è dedicato a San Carlo Borromeo, il vescovo di Milano che diede nuova organizzazione e vitalità alla chiesa lombarda e che trascorse alcuni mesi anche a Bergamo. San Carlo venne canonizzato, pochi anni dopo la sua morte, nel 1610. Questo tratto di via Sant’Alessandro un tempo si chiamava proprio via San Carlo ed è tuttora presente il vicolo San Carlo che sale verso porta San Giacomo.

Ecco il confronto tra ieri e oggi, con lo scatto del nostro Beppe Bedolis.

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