Piano per l’industria Ue, le richieste dell’Italia

Quotidiano Energia - Evitare un eccessivo allentamento delle norme Ue sugli aiuti di Stato, che potrebbe favorire i Paesi con un maggiore margine di manovra, e puntare invece su maggiori fondi europei, su un nuovo Patto di Stabilità e Crescita e sulla creazione di una “capacità fiscale centrale”. Sono le principali richieste inviate dall’Italia alla Commissione e agli altri 26 Paesi membri Ue alla vigilia del Consiglio Europeo del 9 e 10 febbraio e praticamente in contemporanea con la presentazione del “Green deal Industrial Plan”, il piano con cui l’Unione europea intende rispondere alle strategie miliardarie di rilancio industriale Inflation Reduction Act (Ira) degli Usa e Made in China 2025 (Mic) della Cina.

Nel documento “Un’agenda europea per la resilienza e la competitività”, il Governo illustra “il punto di vista italiano sulla risposta della Ue all’Ira e sulla necessità di una vera politica industriale europea”.

Sul fronte degli aiuti di Stato, Roma avverte che le nuove proposte della Commissione (presentate sempre ieri 1 febbraio) “non sono una risposta poiché comportano il rischio di una frammentazione del mercato interno”, considerato che “oltre il 77% degli aiuti concessi sulla base delle attuali norme si concentra in due Stati membri e tale squilibrio potrebbe crescere ulteriormente, dato che che non tutti i Paesi hanno lo stesso spazio fiscale”.

L’allentamento delle norme Ue sugli aiuti di Stato, dunque, “non deve trasformarsi in un ‘lasciapassare’ per tutti”, che avrebbe l’effetto di “innescare una corsa alle sovvenzioni all’interno della Ue”. Si dovrebbe piuttosto ridurre la lista dei settori che possono beneficiare degli aiuti, “tenendo conto delle specificità nazionali”.

Inoltre, aggiunge il documento, andrebbe riformato il sistema di governance economica della Ue con un nuovo Patto di Stabilità e Crescita, che riconosca agli Stati gli investimenti nei settori strategici della transizione verde e digitale e per aumentare la competitività, e creando una “capacità fiscale centrale”, definita “il tassello mancante dell’Unione economica e monetaria”.

Il finanziamento dei piani industriali e di transizione non dovrà infatti “appoggiarsi esclusivamente su risorse nazionali”, ma anche e soprattutto sui fondi Ue. In questo senso, nel breve-termine sarà “essenziale” reindirizzare “gli investimenti dei Pnrr e delle politiche di coesione che non possono essere più attuati a causa del radicale cambiamento delle circostanze” e riallocare i fondi disponibili.

Ma la vera svolta, sostiene il documento, sarà la creazione di fondi europei per il finanziamento dei progetti strategici, di cui un primo importante passo è il previsto Fondo Sovrano Ue. Tuttavia, aggiunge il Governo, il Fondo lascia insolute le questioni di breve-termine, per risolvere le quali “si dovrebbe trarre ispirazione dai meccanismi sperimentati con successo durante la pandemia”. In particolare, “Next Generation EU e Sure hanno già dimostrato che i prestiti per il finanziamento dei programmi europei sono non solo fattibili, ma anche efficienti”.

Il Governo sottolinea poi che le norme per la transizione e la traiettoria di riduzione delle emissioni “dovrebbero tenere conto dell’importanza di preservare la competitività della nostra industria”.

Venendo infine all’impatto dell’Ira sull’industria europea, il documento rileva che il dialogo con gli Usa dovrebbe essere “la via principale”.

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