Il crollo del viadotto e quei post sui cani
Gesta eroiche, le polemiche non servono

È passata ormai più di una settimana dall’immane tragedia del crollo del viadotto Morandi di Genova e tutti noi amanti dei cani, oltre allo sgomento per le vittime di questo disastro, non abbiamo potuto fare a meno di ammirare le gesta eroiche delle unità cinofile da soccorso che, anche in questa occasione hanno contribuito a salvare vite umane.

Anche sui social network le immagini di questi magnifici cani in azione venivano postate in continuazione, suscitando commenti di ammirazione e gratitudine. È proprio su alcuni di questi post, ora che è possibile ragionare con più raziocinio e meno sull’onda dell’emotività, voglio soffermare la mia riflessione. Ho infatti notato un’immagine elaborata che ritraeva uno di questi splendidi animali al lavoro circondato da vari cartelli di divieto di accesso ai cani (al parco, al ristorante, in spiaggia e quant’altro). In sovraimpressione una scritta recitava «Perché non gli impedite adesso di entrare?», e giù nei commenti, una serie infinita di ogni genere di ingiurie.

Ora, io che ovviamente amo i cani e di professione faccio l’istruttore cinofilo, ho trovato questi post assolutamente assurdi e fuori luogo. Non è certamente colpa di quei cani né dei loro conduttori se ancora oggi troppo frequentemente ci si imbatte in questi divieti, e nondimeno chi li affissi è colpevole. Mi stupisce che chi ha postato queste immagini non abbia capito il concetto per cui se ci sono ancora tanti ambienti a cui è precluso l’accesso ai nostri amici con la coda, probabilmente è soltanto perché ancora molta maleducazione serpeggia tra noi proprietari di cani.

Se ad esempio in un parco giochi non si raccolgono le deiezioni, ecco che il divieto è giustificato, e ricoprire di insulti amministratori comunali e ristoratori non serve a nulla, se non ad ampliare quel solco che ancora va colmato perché quei cartelli si possano vedere sempre meno. Servono invece buon senso e rispetto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA