Il guinzaglio perfetto non esiste
La differenza la fa la condotta

Una delle questioni che più frequentemente vengono poste agli istruttori cinofili riguarda sicuramente il guinzaglio: quale scegliere?

Quanto deve essere lungo? E, nel caso in cui il cane tira, esiste un prodotto che consente di andare a spasso senza fare troppa fatica? Certo, orientarsi nell’ampio ventaglio di proposte che si trovano nei «pet-stores» non è facile, ce ne sono tantissimi e ognuno di essi ha le proprie peculiarità, ma sia chiaro, lo strumento perfetto, se mai ci sarà, non è stato ancora inventato. Innanzitutto occorre ricordare che la legge attualmente in vigore parla chiaro: il guinzaglio non deve mai superare il metro e mezzo di lunghezza. Non si allarmino gli amanti dell’estensibile (tipo flexi), non è fuorilegge, basta soltanto bloccarlo alla lunghezza sopra citata e il gioco è fatto. Lo stesso dicasi per i cosiddetti guinzagli da addestramento, ovvero quelli che io preferisco e che, per intenderci, sono quelli con il doppio moschettone e gli anelli intermedi atti a regolarne la lunghezza.

Il metro e mezzo è sicuramente una misura ottimale, in quanto il cane può annusare, socializzare e passeggiare in tutta sicurezza. Certo, mi rendo conto che, se il cane tira come una locomotiva, diventa davvero difficile gestirlo in questo modo, e il primo rimedio che viene spontaneo utilizzare é accorciare il più possibile o addirittura acquistare il guinzaglio corto, quello con il moschettone attaccato al passamano. In realtà, anche se vi sembra di aver risolto il problema, non state facendo altro che giocare a «braccio di ferro» con il vostro cane, che tra l’altro non riesce più ad annusare, socializzare e quant’altro, trasformando così un momento piacevole in uno stress continuo per entrambi.

Quale è allora la soluzione migliore? Beh, come vi ho già detto, non esiste il prodotto miracoloso, in realtà tutto dipende da una buona condotta. Per farvi capire cosa intendo, sappiate che io la imposto (in un luogo sicuro, ovviamente) senza guinzaglio, con il cane sciolto, utilizzando soltanto comandi vocali e gestualità. Soltanto quando il nostro amico impara a seguirmi con naturalezza, inizio a portarlo all’esterno, iniziando da luoghi molto aperti e senza grandi distrazioni. Strattoni e minacce, credetemi, non servono. Certo non è un lavoro semplice e tantomeno immediato, e spiegarlo attraverso un articolo è pressoché impossibile, ma con pazienza, costanza e magari facendovi seguire da un buon istruttore, l’impresa potrà essere possibile!

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