Mafia; Volevano uccidere sindaco di Gela, in manette 2 boss
Roma, 25 apr. (Apcom) - L'attentato era "attuale e imminente" e
l'obiettivo era Rosario Crocetta, il sindaco antimafia di Gela,
paese sulla costa siciliana in provincia di Caltanissetta, da
tempo nel mirino di Cosa nostra per le sue ordinanze contro la
criminalità organizzata e l'appoggio manifesto agli imprenditori
che si sono ribellati al 'pizzo'. Da anni Crocetta è costretto a
vivere in un bunker, sotto scorta: volevano ucciderlo in un
agguato, probabilmente con la 'benedizione' di qualche boss più
potente e ricostituire così il clan mafioso Emmanuello,
decapitato da una serie di arresti negli ultimi mesi.
Con l'accusa di associazione mafiosa e estorsione sono finiti in
manette due esponenti di Cosa nostra di Gela:
Maurizio Saverio La Rosa, 40 anni, e Maurizio Trubia detto
'Enzo', 41 anni, entrambi pregiudicati. Gli uomini della squadra
mobile della Questura di Caltanissetta, che hanno operato insieme
ai colleghi di Gela e su mandato della Direzione distrettuale
antimafia, li hanno trovati nelle loro abitazioni: si sono arresi
senza opporre resistenza, "in pieno stile mafioso", commentano
gli inquirenti.
Era stato un collaboratore di giustizia, Carmelo Barbieri, già
esponente del clan dei Madonia, a confermare nei mesi scorsi che
Crocetta e diversi imprenditori contro il racket a lui vicini
erano nel mirino di Cosa nostra. Secondo gli investigatori i due
boss locali esigevano il 'pizzo' non solo a imprenditori e
commercianti del posto, ma le estorsioni arrivavano fino a
Milano, dove avevano ricattato un imprenditore coinvolto nella
costruzione dell'acquedotto della città, chiedendogli 15 mila
euro. Collaborando con la Polizia e svelando i responsabili delle
estorsioni l'imprenditore ha permesso alla Polizia di giungere
agli arresti.
"Sono certo che ci proveranno ancora", ha commentato Crocetta
appresa l'operazione, "la sfida che ho aperto con Cosa nostra è
radicale, senza precedenti e colpisce interessi miliardari.
Grazie alle mie denuncia ci sono stati arresti, confische e
sequestri: è un conto aperto". Secondo il sindaco, candidato ora
alle europee nelle file del Partito democratico, la decisione di
'eliminarlo' sarebbe stata presa dei vertici regionali di Cosa
nostra: "Sanno che Gela è diventata un simbolo, è una decisione
che ha preso la cupola".
"E' la terza volta che ci provano - ha ricordato Crocetta - e
adesso penso ai miei affetti, a mia madre che sente la tv, penso
alla mia scorta, e alle loro famiglie. So che è una lotta che
deve continuare". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni si è
congratulato con il capo della Polizia Antonio Manganelli per
l'operazione e al primo cittadino è giunta la solidarietà di
molti esponenti del mondo politico ed imprenditoriale.
"Le istituzioni sono e saranno sempre al fianco di chi si batte
per la legalità, rischiando coraggiosamente la propria vita", ha
affermato il presidente del Senato Renato Schifani, mentre per il
presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo "anche se Cosa
nostra ha subito durissimi colpi in quest'ultimi anni le nuove
leve cercano di ritesserne le fila: tutte le istituzioni devono
allora continuare a tenere alta la guardia, ciascuno secondo il
proprio ruolo".
Il vice presidente di Confindustria con delega alla legalità,
Antonello Montante, ha infine invitato gli imprenditori ad
"andare avanti: la mafia può essere sconfitta e non dobbiamo
arretrare di un solo millimetro". Solidarietà al sindaco di Gela,
è stata espressa anche da Rita Borsellino. "Nessuno fermerà il
nostro comune impegno", ha detto la candidata capolista nel Pd
alle elezioni europee per le Isole.
Sav