Bancarotta e frode fiscale per 29 milioni
Arrestati 3 imprenditori e 2 professionisti

L’operazione della Guardia di Finanza di Bergamo con il contributo di Stefano Mecca, curatore fallimentare deceduto nella caduta del suo aereo da turismo due mesi fa.

L’accusa è di bancarotta, frode fiscale e riciclaggio: sono state eseguite nella prima mattinata di venerdì 8 novembre cinque ordinanze di custodia cautelare e disposti sequestri finalizzati alla confisca di circa 29 milioni di euro su immobili, conti e su uno yacht. In tutto sono 19 gli indagati, accusati a vario titolo di distrazioni patrimoniali per oltre 10 milioni di euro, danni all’Erario per circa 17 milioni e debiti verso i dipendenti di una nota azienda di ristorazione fallita per oltre 4,5 milioni di euro. L’operazione del Comando provinciale della Guardia di Finanza è stata possibile anche grazie all’aiuto del curatore fallimentare, Stefano Mecca, scomparso due mesi fa in un incidente aereo a Bergamo.

I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo, nell’ambito dell’operazione «Tribe», dalle prime ore di venerdì 8 novembre, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza che dispone la custodia cautelare nei confronti di 5 soggetti di cui 3 in carcere e 2 ai domiciliari. Tra le persone tratte in arresto figurano 3 imprenditori e 2 professionisti, un commercialista con studio in provincia di Bergamo e un consulente tributario attivo sulle piazze di Milano e di Monza Brianza, già gravato da precedenti specifici. Sono 15 le perquisizioni in corso da parte dei Finanzieri presso abitazioni, studi commerciali e sedi di società tra le provincie di Bergamo, Milano, Monza e Brianza, Sondrio, Venezia e Varese.

Il provvedimento di arresto, firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bergamo, Marina Cavalleri, su richiesta del sostituto procuratore della locale Procura della Repubblica, Emanuele Marchisio, rappresenta l’epilogo di una articolata indagine condotta dal Nucleo di Polizia economico finanziaria di Bergamo sulle cause del fallimento di una nota società operante nel settore della ristorazione e gestione delle mense e che ha visto coinvolti 19 soggetti, indagati a vario titolo per bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio e false compensazione di crediti d’imposta.

I militari, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione, acquisizione di testimonianze, indagini finanziarie e riscontri documentali hanno raccolto una serie di elementi che hanno portato alla luce un vero e proprio sistema ideato dai principali indagati finalizzato alla sistematica spoliazione di realtà imprenditoriali portate al fallimento, una volta svuotate del patrimonio e dei beni. Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di ricondurre all’effettivo dominus della società fallita, tratto in arresto, anche l’operatività di ulteriori 6 aziende, sempre attive nel campo della ristorazione, per le quali sono state avviate procedure fallimentari.

Il dissesto che ha condotto al fallimento della società oggetto d’indagine nel periodo 2013/2017 è stato definito dal Giudice, nella sua ordinanza, di dimensioni imponenti dal momento che il passivo accertato ammonta ad oltre 36 milioni di euro, dei quali 17 milioni in danno all’Erario e 4,5 milioni in pregiudizio di 767 ex-dipendenti dell’azienda.

Le investigazioni dei Finanzieri hanno svelato almeno tre metodi distrattivi in danno alle casse societarie, quali il pagamento all’amministratore di compensi per circa 1 milione di euro, a dispetto della situazione di dissesto in cui versava l’impresa; l’effettuazione, in assenza di corrispettivo, di prestazioni in favore di altre società riconducibili sempre all’amministratore di fatto della fallita per altri 2 milioni di euro; ed, in ultimo, la corresponsione ai due professionisti, anch’essi raggiunti da misura cautelare, di circa 5 milioni di euro, contabilmente giustificati come pagamento di imposte, che però non venivano versati all’Erario, grazie a false compensazioni, ma restituiti all’imprenditore della società fallita. Ulteriori operazioni distrattive sono state poste in essere mediante il pagamento di somme a 8 società esistenti solo sulla carta e non giustificate dalla sussistenza di rapporti commerciali. Complessivamente le indagini allo stato hanno consentito di accertare distrazioni per circa 10 milioni di euro.

Nel corso delle intercettazioni è emersa la volontà dell’imprenditore al centro delle indagini di eseguire rilevanti investimenti all’estero nel settore dei parchi giochi/avventura, campo nel quale la sua famiglia aveva già maturato una pregressa esperienza in provincia di Bergamo. Al fine di ostacolare la tracciabilità del denaro, parte delle somme distratte sono state trasferite sui c/c esteri intestati a società anch’esse fittizie con sede in Croazia, Slovacchia, Slovenia e Svizzera.

La sinergica operazione di ricostruzione delle operazioni economico-finanziarie posta in essere dagli investigatori unitamente al prezioso contributo del curatore fallimentare, il compianto dr. Stefano Mecca, tragicamente scomparso il mese scorso in un incidente aereo, ha posto in luce la totale inattendibilità delle scritture contabili e la falsificazione dei bilanci al fine di mantenere l’accesso al credito bancario.

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