Bossetti e le lettere alla detenuta
La difesa: devono essere acquisite tutte

Se deve entrare nel processo la corrispondenza, talvolta dal contenuto scabroso, tra Massimo Bossetti, imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, e una detenuta del carcere di Bergamo, Gina, questa deve essere acquisita tutta. È la richiesta dei difensori del muratore di Mapello, in risposta all’istanza del pm Letizia Ruggeri che aveva appunto chiesto l’acquisizione di alcune di queste lettere.

«Queste lettere - ha detto l’avvocato Paolo Camporini - vanno contestualizzate e si tratta di lettere sintomo di una situazione affettiva compromessa, tanto che in paese più civili del nostro, sono allo studio dei provvedimenti proprio sull’affettività in carcere».

«Si tratta - ha proseguito il legale - di corrispondenza tra adulti e che non contiene riferimenti alle ricerche nei computer (di Bossetti, ndr), come sostenuto dall’accusa. Se serve per delineare la personalità dell’imputato in quelle lettere vi è una ripetuta proclamazione di innocenza e di fiducia nei giudici. Vi sono anche parole riguardanti la vittima che, se non sincere, non avrebbero senso, dal momento che Bossetti stava intrattenendo una corrispondenza con una persona che non aveva mai conosciuto».

L’udienza del 22 aprile si è aperta con l’ennesimo scontro tra difesa e accusa. L’avvocato Claudio Salvagni ha voluto far mettere a verbale gli «apprezzamenti pesantissimi» che il pm avrebbe rivolto ai difensori parlando con i legali di parte civile. «Non so di che cosa stia parlando - ha replicato l’avvocato Andrea Pezzotta -: è incredibile che si parli in aula di affermazioni che, come dice la difesa, sarebbero state riferite dal pubblico ai difensori». Dopo l’intervento del pm Letizia Ruggeri e quello della parte civile, la Corte d’Assise di Bergamo dovrebbe leggere nel pomeriggio una ordinanza sulle prove chieste all’esito del dibattimento. Tra queste anche una perizia sul Dna, sollecitata dalla difesa.

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