«Hacking team e dna artificiale»
Bossetti, il pm: mail farneticanti

Colpo di scena in aula durante il processo Bossetti. La difesa parla di Hacking Team, la società italiana leader nel campo dello spionaggio online, e di dna artificiale. Ma la Ruggeri si oppone.

Stefano Camporini e Claudio Salvagni, legali di Massimo Bossetti, hanno sollevato il caso della società e delle mail interne alla società che sono state messe online nei mesi scorsi da Wikileaks, organizzazione no profit che mette allo scoperto documenti riservati.

Tra questi documenti ce ne sarebbero alcuni riguardanti il caso di Yara Gambirasio. Sarebbe stata infatti pubblicata una e-mail del giugno del 2014 - per la precisione del 17 giugno 2014, tre giorni dopo l’arresto del muratore di Mapello -, in cui David Vincenzetti, ceo della società, scriveva: «Naturalmente non posso dirvi molto. Naturalmente non conosco i dettagli. Ma, come è già successo numerose volte in passato per casi celeberrimi e molto più grandi di questo, il merito del successo di questa indagine va a una certa tecnologia investigativa informatica prodotta da un’azienda a noi molto nota».

Vincenzetti si mostrava entusiasta dell’operazione, grazie alla quale sarebbe stato incastrato Bossetti. «Insomma - ha continuato nella mail - ci hanno appena chiamato i Ros di Roma. Per complimentarsi e ringraziarci. Davvero queste sono cose che riempiono il cuore di gioia e di soddisfazione professionale».

Un successo, secondo Vincenzetti, che però getterebbe secondo la difesa un’ombra sul processo a Massimo Bossetti. Perché Hacking Team, spiega sempre la difesa, è stato violato e con la società le preziose informazioni raccolte: le prove, dunque, potrebbero risultare inquinate, manipolate.

Ma c’è di più, con un colpo di scena nel colpo di scena: in una di queste mail ci sarebbe l’indicazione di un Paese, Israele, e dei costi per la creazione di un dna artificiale. Scoppia dunque la polemica con il pm Letizia Ruggeri e l’avvocato della famiglia Andrea Pezzotta che si sono opposti all’acquisizione del materiale.

«Ci opponiamo alla lettura - hanno spiegato i legali di parte civile - perchè tra le altre cose vi potrebbero essere anche dei reati legati alla violazione della privacy, in quanto non sappiamo come queste mail siano state acquisite».

«Si tratta di mail farneticanti, mere allusioni a interventi dei Carabinieri nella configurazione di informazioni informatiche o genetiche - ha aggiunto il pm Ruggeri -. O la difesa prova che il materiale è verificato e comprovato o questo materiale non ha valore. I Carabinieri non hanno fatto altro che effettuare quanto commissionato dalla Procura e questo materiale non ha dignità neppure per entrare come documenti irrilevanti negli atti processuali».

Ora la Corte recupererà i documenti e si riserva di decidere in merito al materiale presentato dalla difesa.

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