Campari e salatini con i sordomuti
L’integrazione passa dall’aperitivo - Video

Solo un brusio di sottofondo, il suono delle risate e quello di forchette e cucchiai per riempire piccoli piatti di ogni succulenta pietanza tipica da aperitivo. Apparentemente può sembrare un venerdì sera spento, poco festoso e non in linea con i classici “ape” che aprono il weekend ma in realtà non è così.

E tutto questo perché questo di aperitivo, che si è svolto venerdì sera al bar «Fuoriporta» di Largo Porta S.Alessandro, è stato denso di significati e non si può certo dire che la gente che vi ha preso parte non si sia divertita. Infatti il locale, molto grazioso e intimo, è stato colmo di persone già prima delle 19, orario indicativo scelto dai gestori del bar per l’inizio della serata, ed ha continuato ad esserlo anche nell’ora del dopo cena. Quanto al significato della serata ecco quello che l’ha resa speciale: buona parte dei presenti erano sordomuti, a loro era dedicato questo momento ma non solo a loro anzi, perché la volontà degli organizzatori era quella di mettere in relazione queste persone con altre udenti così da non farli sentire soli ed evitare che, come spesso succede, si riunissero tra di loro isolandosi dal resto del mondo. Questo mix di personalità, apparentemente improbabile, ha dato vita invece ad alcune ore formative da un lato e davvero divertenti dall’altro in quanto la comunicazione avveniva per lo più attraverso il linguaggio dei segni e ben presto si è innescato un meccanismo di curiosità negli udenti nel cercare di capire come potersi far comprendere dai sordomuti, mentre nello spirito di questi si è spalancata una porta verso l’ambiente circostante che gli ha permesso di confrontarsi in modo del tutto spontaneo con gli altri e sentirsi anche responsabilizzati nell’insegnare questo tipo di linguaggio.

Addirittura, non pochi udenti dopo essere stati a ‘lezione’ ai tavolini del ristorante sorseggiando un cocktail e stuzzicando qualche salatino, si sono rivolti al bancone chiedendo il ‘bis’ con linguaggio dei segni approfittando anche delle indicazioni stampate e appese sulle pareti del locale per facilitare il tutto. Questo scambio di conoscenze è avvenuto anche tramite alcuni simpatici giochi di società e altri di gruppo che hanno reso ulteriormente frizzante l’atmosfera. «L’idea di creare un evento come questo è nata dal fatto che Ramon Capocchia, un ragazzo che lavora nel nostro bar, viene da un’esperienza famigliare che gli ha permesso di entrare in stretto contatto con il mondo del sordomutismo e così abbiamo pensato potesse essere utile creare un momento di condivisione tra persone sordomute e altre udenti – ha spiegato Stefano Scarpellini, gestore del locale -. E’ la prima volta che organizziamo questo evento, riteniamo sia una bella idea per rompere alcuni preoconcetti su questa problematica».

Lo stesso Ramon, che ha provveduto ad organizzare la serata col fratello Luca, ha poi rivelato come per noi italiani sia più semplice relazionarsi con i sordomuti: «Mentre parliamo – ha raccontato – siamo soliti gesticolare molto, mimare i nostri concetti e scandire con il labiale quello che diciamo ed in questo modo siamo facilmente comprensibili anche da chi non sente la nostra voce o non parla la nostra lingua». Alla serata ha presenziato anche l’assessore alle politiche sociali Maria Carolina Marchesi che ha evidenziato un altro aspetto molto positivo della serata: «Ho visto tantissimi giovani e questo è un bellissimo segnale per tutta la società – ha detto -. Inoltre credo che affrontare un tema molto delicato come quello delle persone affette da sordomutismo in un contesto così informale sia più efficace e attiri più persone rispetto ad un convegno impegnativo».

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