«I treni ko, e la Regione pensa alle strade»
I pendolari: sempre peggio, vogliamo fatti

I pendolari bergamaschi non ce la fanno più e dopo i disagi delle ultime settimane arriva una lettera molto dettagliata che è stata inviata all’assessore regionale ai Trasporti Terzi da una nota pendolare bergamasca, Lucia Ruggiero, che per anni è stata a capo del Comitato Pendolari Bergamaschi: «Oggi, come ogni mattina, diversi consiglieri del Comitato Pendolari Bergamaschi, del quale faccio parte da oltre 15 anni, aprono le danze su Whatsapp annunciando un misto di comunicazioni tra soppressioni, ritardi e parziale rassegna stampa sul mondo del TPL con link e segnalazioni».

«Sa com’è: da quando il ponte di san Michele è chiuso, per prendere uno degli ultimi posti sul treno per Milano delle 7,02 devo essere a Bergamo non oltre le 6,40, bruciando quei poveri viaggiatori che dalla zona Isola si riversano a Bergamo con uno di quei treni da Calusco sulle quali coincidenze Regione, RFI e Trenord non sono ancora riusciti a trovare una quadra».

«Pertanto, scusi la digressione, ero ancora un po’ assonnata quando ho visto la sua bella fotografia sorridente, mentre taglia un nastro nei nuovi centri Amazon, plaudendo alla lungimiranza lombarda sulle infrastrutture e soprattutto su BreBeMi» scrive la pendolare Lucia Ruggiero.

«Cara assessore, ha ragione. Ho avuto il piacere di essere una rappresentante regionale dei viaggiatori per due legislature e non ho mai pensato che non si debba investire sulle strade della nostra bella Regione. Ma mi perdoni se con questa lettera voglio anche dirle che trovo invece inaudito che si parli del trasporto pubblico - che sia gomma o ferro - in ottica di costante emergenza di risorse e puntando sempre il dito contro investimenti mancanti e mendicati a Roma da quella che dovrebbe essere la Regione locomotiva del Paese, peraltro anche la più inquinata purtroppo».

«Altrettanto, non vedo come chieda ancora ai Comitati e ai viaggiatori pazienza per una situazione che non è emergenziale, ma che è l’erogazione (né più né meno) dello stesso servizio pattuito tra Regione e Trenord diciamo subito dopo Expo2015».

«Non le rende giustizia assessore chiedere pazienza, adducendo come motivazione il fatto di essere appena arrivata in carica insieme alla Giunta. Non rende giustizia a Lei, che già è stata assessore, e neppure a una maggioranza politica alla quale i cittadini lombardi hanno rinnovato la fiducia per oltre 20 anni e che - diciamolo - ha permesso a Regione di costruire un sistema ferroviario regionale calibrato, ben pensato e che fosse la base per un futuro di sviluppo. Non rende giustizia ai suoi dirigenti tecnici: persone che chi ha come me avuto modo di lavorare con Regione da tanti anni non può che stimare per competenza e capacità».

E si domanda: «Allora, assessore, cosa è veramente cambiato? Cosa è successo al servizio regionale su ferro nell’ultimo anno? Perché nessuno più parla del deragliamento di Pioltello o del rapporto Ansf sulla sicurezza, la manutenzione e la gestione del personale in Trenord? Assessore, credo - mi permetta - che prima di tutto 750mila viaggiatori abituali del TPL su ferro lombardo abbiano bisogno di risposte».

«Ne hanno bisogno per rassicurarsi rispetto al fatto che il Sistema Ferroviario lombardo non è in discussione, che Regione lo reputa ancora una priorità, che laddove si identifichino emergenze, esse siano veramente affrontate aprendo anche, ebbene sì, quel capitolo innominabile delle gare di assegnazione del servizio».

«Perché quando, come oggi, la direttrice Treviglio-Bergamo viene quasi interamente sostituita da autobus o la Seregno-Carnate lo è quasi per definizione, a questa Regione si fa del male. Si fa del male alle attività produttive (sui treni del resto ci viaggiano i dipendenti... Anche di Amazon), si fa del male a un territorio e chi può saperlo meglio di lei? Perché un servizio bus è in questo caso meno veloce, meno affidabile, meno sicuro di uno su ferro e non smetteremo mai di insistere: se la ferrovia c’è, va utilizzata, cercando in caso i giusti player per utilizzarla se altri non sono in grado di farlo».

Al centro il bisogno di risposte fattive: «Assessore, di lei ci fidiamo perché - dopotutto - è l’unica persona alla quale possiamo rivolgerci, ma non indugi, non dimentichi la centralità di un sistema che forse è meno percepito di una bella strada, ma che - se ben gestito - lascerà un’eredità al territorio per la quale le saremo sempre grati» conclude la lettera.

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