Nel 2015 picco di morti a Bergamo
Anziani, fatali caldo e vaccini non fatti

È un record per cui non festeggiare quello collezionato nel 2015, che riguarda il numero di decessi nella nostra città, che da un anno all’altro ha visto morire 66 persone in più rispetto al 2014, passando da 1.348 a 1.414.

Le cause, spiegano i medici, sono due: la terribile ondata di calore dello scorso anno (che si registrò, non a caso, anche nel 2003, annus horribilis per il numero di decessi) e i vaccini antinfluenzali non eseguiti per la paura scaturita dall’allarme lanciato su possibili lotti «sospetti».

La fascia più colpita è quella dei «grandi anziani», ultraottantenni che già soffrivano di patologie. Un trend che emerge anche dai dati provinciali, dove sui 9.385 decessi, 2.446 (333 casi in più rispetto al 2014), sono persone con più di 90 anni. A seguire anziani con età compresa tra gli 85 e gli 89 anni (+286). Di contro, sempre secondo i dati provinciali forniti da Ats Bergamo (ex Asl), nel 2015 c’è stata una diminuzione tra gli under 40 con 6 decessi in meno nella fascia dei 35-39enni.

Ma il dato più significativo, andando oltre le normali fluttuazioni che si registrano (e che variano) ogni anno, è quello relativo alle morti degli anziani, soggetti deboli di per sé, la cui salute è stata inesorabilmente segnata da eventi esterni ed eccezionali. A spiegare il fenomeno è Alberto Zucchi, responsabile del servizio epidemiologico dell’Ats Bergamo: «Ci sono diverse cause - spiega il medico -. La prima è il cosiddetto effetto “harvesting”, o mietitura, posticipato, cioè soggetti anziani, con grandi fragilità e complessità da patologia, che hanno vissuto più di quanto poteva essere previsto. Per fortuna loro, sono “sopravvissuti” in eccesso, nonostante fossero soggetti deboli con un fisico fragile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA