Omicidio di via Novelli, l’accusa: «Salito a prendere il coltello, non si è difeso»

Indagini Secondo il pm, Alessandro Patelli è uscito dal portone di casa con l’arma in mano per affrontare il tunisino che si stava allontanando.

Alessandro Patelli è salito a casa a prendere il coltello, come sono convinti gli inquirenti e i testimoni, oppure, come dichiara lui, ce l’aveva già in tasca da prima? E lo ha usato per aggredire o per difendersi? Sono i punti più delicati dell’inchiesta sull’omicidio del pregiudicato tunisino Marwen Tayari, ucciso con sei coltellate domenica alle 13 sotto casa del ragazzo in via Novelli.

Il sostituto procuratore Paolo Mandurino, che coordina le indagini dei carabinieri, contesta al giardiniere di 19 anni l’omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abietti e il porto abusivo di coltello. E nella sua richiesta di custodia in carcere al gip Beatrice Parati, che mercoledì 11 agosto interrogherà l’indagato, scrive che il giovane è salito in casa a prendere il casco e il coltello ed è sceso con l’arma già in pugno, brandendola contro l’immigrato, con il casco in testa per proteggersi.

Secondo le testimonianze raccolte, che il pm riporta nella sua richiesta, Patelli dopo un primo diverbio con Tayari perchè sostava sui gradini del suo palazzo sarebbe sceso e gli avrebbe detto, mostrandogli l’arma: «Vieni vieni che ti faccio vedere io», «Fai l’uomo adesso», «Figlio di...», «Vieni qui sei hai i c...», «Straniero di m...». Più che una difesa, per chi indaga, sembra una volontà di rivalsa.

Tayari e la sua famiglia in quel momento si erano già spostati dai gradini e si erano diretti verso il negozio di alimentari pachistano di via Novelli, dopo la caserma dei carabinieri, perchè volevano prendere due birre. Avevano già superato il punto in cui era parcheggiato il motorino del giovane quando Patelli gli ha urlato contro e puntato il coltello all’addome. Tayari – è ciò che dicono i tre testimoni – ha appoggiato la bottiglia di birra a terra e si è alzato la maglietta per mostrargli le numerose cicatrici, facendogli capire che non aveva certo paura di un ragazzino con un coltello. Poi gli ha fatto lo sgambetto, Patelli è caduto e ha trascinato con sè il 34enne. Le versioni qui divergono: il ragazzo sostiene che, una volta a terra, Tayari ha raccolto la bottiglia cercando di colpirlo. Lui allora, spaventato, lo ha accoltellato per difendersi. I tre testimoni dicono invece che il tunisino ha raccolto la bottiglia solo dopo essere stato ferito a morte.

Ma la Procura va oltre: se anche Patelli avesse avuto il coltello in tasca fin dall’inizio non cambierebbe molto ai fini della legittima difesa, perchè in ogni caso il ragazzo è uscito dal portone di casa brandendo l’arma e andando contro Tayari che si era già incamminato lungo la strada. Patelli ha invece dichiarato di non aver mostrato subito il coltello ma di averlo estratto dopo aver sentito invettive contro di lui da parte di Tayari. Nemmeno lo stesso indagato, descrivendo il primo diverbio, ha parlato di aggressività da parte del tunisino che si sarebbe limitato alle parole senza cercare lo scontro fisico.

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