Pregliasco: «Dati preoccupanti
La scuola riapra gradualmente»

Covid, nuovi positivi ancora a alti e Rt a 1. Il virologo: «Speriamo non serva un’altra zona rossa».

L’obiettivo è unico: frenare la risalita della curva epidemiologica, che anche in Lombardia ha registrato una crescita evidente nell’ultima settimana (dai 466 nuovi positivi del 27 dicembre ai +3.056 del 1° gennaio) con il rapporto tra tamponi e positivi giornalieri schizzato da valori intorno al 7% fino alla soglia del 12. Dati preoccupanti, dinanzi ai quali gli esperti predicano cautela in un’analisi complessiva dei vari indicatori: nuovi contagi, indice Rt di replicabilità del virus, rapporto tra tamponi e contagiati, tenuta del sistema sanitario. Servirebbe una verifica esaustiva di questi parametri per rispondere a una domanda che si pongono in tanti: quale colore sarà attribuito alla Lombardia dopo il 6 gennaio e quale regime di misure si applicherà? Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità (Iss) la Lombardia ha un indice Rt di trasmissione del contagio pari a 1 (periodo 21-27 dicembre; la media nazionale dell’Rt è 0,93 e la soglia di allarme è uguale a 1). Il tasso di contagiosità nel mese di dicembre si è attestato in Lombardia intorno all’1 con oscillazioni minime (dallo 0,85 della settimana 30 novembre–6 dicembre al valore 1 dei sette giorni successivi, per poi calare fino allo 0,96 e riattestarsi sull’1) e, in questo contesto di sostanziale stabilità verso l’alto dell’indice Rt, dal 7 gennaio ripartiranno le scuole con il ritorno degli studenti tra i banchi (in presenza anche al liceo, seppur al 50%) e verrà ripristinato il modello di differenziazione delle Regioni per fasce di rischio (gialla, arancione e rossa).

L’incognita zone e le scuole

Tre le date chiave da segnare: il 5 gennaio il monitoraggio aggiornato dell’Iss stabilirà la cornice per i colori da assegnare alle Regioni con la fine del lockdown natalizio, in funzione anche dei contagi e della tenuta complessiva del sistema sanitario (ricoveri complessivi finora in calo); il 6 scade il decreto Natale che ha scandito le restrizioni durante le festività e il 15 scade il Dpcm che ha imposto numerose limitazioni, tra cui la chiusura dopo le 18 di bar e ristoranti. Un puzzle di misure che per alcuni esperti meriterebbe un’ulteriore e prudenziale stretta: una valutazione circostanziata dell’andamento durante le festività per ora resta un’incognita e si vedrà solo intorno a metà gennaio, con i dati attuali poco incoraggianti. Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano, sposa la linea della prudenza e del rigore necessario: «Vedremo i dati dei prossimi giorni. Spero non sia necessaria la zona rossa in Lombardia, alla luce dell’aumento dei contagi e di altri indicatori, ma abbiamo una certezza: la terza ondata arriverà, dovremo solo verificare l’intensità rispetto a quelle che sono state le intemperanze di questo periodo. Ripeto: dovremo verificare i dati dei prossimi giorni e procedere sulla base di queste indicazioni, se necessario con una modifica dei 21 parametri fin qui utilizzati. Di sicuro la scuola deve aprire con un’attenzione particolare e i ragazzi devono tornare con attenzione e progressione. Serve gradualità».

Tamponi/positivi e contagi

E proprio in tema di gradualità e analisi dei dati che saranno valutati ai fini delle riaperture, c’è un parametro che continua a crescere in Lombardia, quello del rapporto tra tamponi e positivi giornalieri: ieri solo 11 mila tamponi processati e 1.402 nuovi positivi, ma un tasso comunque elevato, l’11,9% (terzo giorno consecutivo sopra il 10%; il 23 dicembre il rapporto era del 6,5%, poi un aumento progressivo intorno al 10%, esclusi il 29 e 30 dicembre con un tasso intorno al 7%). Quanto ai contagi, i nuovi positivi in Lombardia sono aumentati notevolmente tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, quasi 7 mila infetti rintracciati in due giorni dopo una fase di decrescita registrata tra il 27 e il 29 dicembre (meno di mille contagiati giornalieri) e l’incremento del 30 dicembre (+1.673 casi). Il 2021 quindi non è partito con il piede giusto.

«I numeri di questi giorni non ci consentono di stare tranquilli – rimarca Pregliasco -. Non abbiamo a disposizione un manuale di gestione del Covid, la curva dei contagi è sempre lì e durante le feste è stato concesso qualche strappo di cui dovremo valutare le conseguenze. Non tutte le Regioni hanno avuto dei percorsi simili, si pensi al Veneto che incontra nuove difficoltà. Ma ribadisco che bisognerebbe rivedere i 21 parametri che permettono di cambiare colore, perché in alcuni casi si sono dimostrati insufficienti. Il tasso di positività anche a livello nazionale evidenzia che le feste non hanno portato bene e la situazione va monitorata. Nonostante le chiusure la gente ha continuato a frequentarsi, per cui dobbiamo prepararci alla terza ondata e contenerla». E tra le richieste delle Regioni, al vaglio dell’Istituto superiore di sanità, ci sarebbe anche un diverso metodo di calcolo dei tamponi antigenici e molecolari effettuati, che potrebbe incidere sul tasso di positività, in ordine alla definizione complessiva dei casi e alle strategie di esecuzione dei test.

Bergamo tiene

I numeri lombardi in crescita hanno finora solo lambito la Bergamasca, che nel mese di dicembre ha registrato un picco di 242 contagiati (il 4 dicembre) per poi attestarsi su numeri contenuti, inferiori o intorno alle cento unità giornaliere per gran parte del mese. Discorso diverso in altre province lombarde: solo a Brescia, ad esempio, tra il 31 dicembre e Capodanno sono stati superati i mille casi (solo ieri +101 contagiati a Bergamo e +226 a Brescia). Numeri alti, da molti addebitati anche agli assembramenti per lo shopping prima del Natale e dell’introduzione delle nuove misure restrittive da parte del governo.

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