Profughi e accoglienza diffusa
Protocollo firmato da 22 Comuni - video

Sono 22 i Comuni che, nella sala consiliare della Provincia, hanno firmato il patto per gestire l’accoglienza dei profughi in modo coordinato.

Il protocollo è quello di libera accoglienza diffusa ed è stato proposto dal Coordinamento degli enti locali per la pace e che si fonda sull’idea dell’«uno ogni mille», ovvero un rifugiato ogni mille abitanti.

I Comuni che hanno aderito sono: Bergamo, Alzano, Arcene, Arzago, Boltiere, Lurano, Mapello, Casazza, Cenate Sopra, Cividate, Costa Mezzate, Curno, Dalmine, Levate, Osio Sotto, Paladina, Ponteranica, Ranica, San Paolo d’Argon, Scanzo, Villa di Serio e Valbrembo. Oltre ai Comuni le associazioni: Confcooperative, Lega cooperative, Arci, Casa Amica, Acli, Legambiente, Diakonia, oltre ovviamente alla Provincia.

L’accoglienza diffusa, hanno ricordato il presidente della Provincia Matteo Rossi e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, è il secondo passo, quello dopo l’emergenza. Un’accoglienza che permetta ai profughi di ambientarsi, di intraprendere l’iter burocratico per poter restare in Italia, per imparare la lingua. L’idea è quella di trovare loro una sistemazione in alloggi messi a disposizione dai privati, affiancando una rete che consenta l’integrazione di piccoli gruppi di persone.

Proprio in quest’ottica Mimma Pelleriti, titolare per la segreteria Cisl di Bergamo delle politiche per la marginalità sociale e le integrazioni migratorie. aveva ricordato nei giorni scorsi che solo a Bergamo ci sono almeno 200 appartamenti sfitti, di proprietà di privati, che il Comune potrebbe coinvolgere in un’operazione di accoglienza, dietro il pagamento di canoni al prezzo giusto.

Nella nostra provincia la situazione si è stabilizzata, con l’accoglienza gestita in particolare dal volontariato cattolico, coordinato dalla Diocesi, che ospita all’incirca 1.309 persone (2.398 le persone transitate da Bergamo dal marzo 2014 ad oggi) in una trentina di strutture e «governata» da cinque cooperative.

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