Rifiuti in città, si paga ciò che si produce
Un chip per stanare chi non differenzia

Pagare per quanto si produce. O, in una visione ambientalista, «chi inquina paga». È la logica della tariffa puntuale, sulla cui applicazione il Comune di Bergamo sta lavorando per raggiungere un altro obiettivo: il 70% di raccolta differenziata.

La rivoluzione della tariffa puntuale riguarderà, per capirci, solo il «sacco nero», che contiene tutto quello che non può essere affidato alla catena del riciclo, come plastica, carta o umido (il calcolo della tariffa su tutto ciò che viene «differenziato» si baserà ancora sul rapporto tra il numero dei componenti della famiglia e i metri quadri dell’abitazione).

Il lavoro di Palazzo Frizzoni si sta concentrando soprattutto sulle modalità, capire cioè, in concreto, come fare a calcolare la tassa sul singolo cittadino, evitando aumenti.

Nei Comuni più piccoli, anche della nostra provincia, il sistema si basa sui sacchi a pagamento, ma su un territorio dove vivono 120 mila persone serve uno sforzo organizzativo in più. Tra le esperienze più avanzate che il Comune sta studiando, «ci sono quelle di Parma e Trento, i due Comuni sopra i 100 mila abitanti che hanno applicato la tariffa puntuale» spiega Leyla Ciagà, assessore all’Ambiente. Che lancia l’ipotesi del sacco dotato di «chip» dove i rifiuti sono facilmente riconducibili al proprietario.

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