Milano-Bergamo, odissea infinita
Pendolari sul treno per oltre quattro ore

Tre ore fermi al freddo e senza luce a Milano. Poi trainati con una motrice a Lambrate e ripartiti alle 22.45 per Bergamo dove sono arrivati alle 23.35. Serata nera per i pendolari bergamaschi: il loro treno si è bloccato pochi metri dopo essere partito, appena uscito dalla stazione Centrale di Milano. Si tratta del 19.05 diretto a Bergamo, grave disagio nella serata di mercoledì 7 febbraio.

Ancora disagi per i pendolari in treno, anche in orario serale con molti bergamaschi bloccati sul treno 2632 delle 19.05 Milano-Bergamo, fermo da tre ore appena fuori dalla stazione Centrale di Milano. «Ci dicono che arriverà una motrice ma qui sono passate più di due ore» ci hanno scritto i pendolari imbufaliti.

Accese solo le luci di emergenza, senza riscaldamento, «con l’aria che comincia a mancare - scrivono i viaggiatori -. Poche informazioni e molta preoccupazione» scrivono. Si tratterebbe di un guasto, ma i viaggiatori sono stati bloccati sul convoglio in attesa che venisse organizzata una motrice per far ripartire il mezzo: è successo solo alle 22.30, in direzione di Lambrate.

«Una serata terribile, c’è chi piange a bordo del treno, e chi ha chiamato i carabinieri» raccontano i viaggiatori.

«I viaggiatori sono rimasti fermi senza assistenza per molto tempo, aspettando che arrivi una motrice per riportarli alla stazione centrale oppure alla stazione di Lambrate. Ma dove siamo?» scrive un altro lettore. I viaggiatori sono ripartiti da Lambrate verso Bergamo alle 22.45.

«A Lambrate - si legge in un post on line delle 22.50 - spiegamento di forze di polizia. Trasbordati sul treno 2637 delle 21.05 che era rimasto a centrale accumulando un ritardo di oltre un’ora. Ripartiti da Lambrate. Stravolti. Un goccio d’acqua e delle scuse sarebbero stati graditi». Stremati, i viaggiatori sono arrivati alla stazione di Bergamo alle 23.30.

Il racconto di un viaggiatore.

«Tre ore “prigionieri” di un convoglio fermo a poche decine di metri dalla stazione di Milano Centrale con i finestrini blindati, senza luce, senza aerazione ma soprattutto senza alcuna informazione su ciò che stava accadendo. Una situazione surreale che si è verificata nella serata di mercoledì 7 febbraio sul convoglio 2633 in partenza da Centrale e diretto a Bergamo. Il treno, già in ritardo di 20 minuti, dopo poche centinaia di metri si è fermato e non è più ripartito. «Un guasto tecnico», annuncia, dopo mezz’ora di silenzio, una voce registrata, poi più niente per almeno un’altra ora. Nel frattempo il clima all’interno dei vagoni si è fatto incandescente, non solo perché l’aria è sempre più rarefatta e irrespirabile ma anche perché i passeggeri cominciano a perdere la calma, infuriati per il ritardo ma soprattutto per la completa mancanza di informazioni.

A gestire la situazione è stato lasciato tutto solo un «povero» capotreno con meno informazioni del sito di Trenord che cercava con affanno di tenere a bada gli animi sempre più surriscaldati dei passeggeri. Dopo quasi 2 ore, finalmente, un tecnico passa a sbloccare alcuni finestrini (quelli del Vivalto non si possono aprire senza un apposita chiave). Ora almeno c’è un po’ di aria fresca, quello che, invece, è ancora assolutamente incerta è la sorte del convoglio. Ormai la notizia è uscita anche online. Dal treno partono chiamate alle redazioni dei giornali, alla polfer e ai carabinieri. Poi si saprà che il treno partito in soccorso del suo «cugino» malato è stato bloccato a sua volta da un guasto sulla linea Milano-Venezia e che, per ora, non c’è ne sono altri disponibili. Rfi e Trenord sono completamente «in palla» e intanto, il treno è fermo ora anche senza luce e avvisi sonori: «Si sono scaricate anche le batterie d’emergenza» avvisa a voce, passando vagone per vagone, il sempre più stremato capotreno.

Alla terza ora esatta, alle 22.15, finalmente una motrice riesce, dopo lunghi sforzi, a agganciare il treno e a portarlo lentamente fino a Lambrate dove ad attenderlo c’è il convoglio delle 21.05 che è stato fatto fermare proprio per effettuare il trasbordo e portare in salvo i «naufraghi». Sui binari anche uno schieramento di polizia per gestire eventuali momenti di tensione dei viaggiatori ormai esasperati dall’attesa, dalla fame e dalla sete.La stanchezza prevale, alcuni pendolari sono svegli dalle 5 di mattina e le forze cominciano a mancare, l’unico desiderio è arrivare a casa. Giovedì per molti è un’altra dura giornata di lavoro. Alle 22.45 il treno parte da Lambrate, l’odissea si sta per concludere. I viaggiatori non hanno nemmeno più la forza di protestare si avviano mesti verso l’uscita. Uno sbuffo, l’ultimo, e le porte si aprono, alle 23.30 siamo arrivati a Bergamo e non a Napoli come farebbe presupporre l’orario. E ora per alcuni ci sarà anche il problema di trovare il modo di tornare a casa».

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