Il Festival pianistico perde
il nome di Michelangeli

Pier Carlo Orizio, appena tornato da Pechino, parla con entusiasmo della prima edizione del Beijing Piano Festival che si è appena conclusa. «La Cina è stata un’esperienza straordinaria per l’accoglienza che abbiamo avuto, per il calore del pubblico, per la massiccia presenza di giovani a tutti i concerti».

«Mi ha trasmesso molta energia», racconta Orizio, che è il direttore artistico della rassegna nata da una costola del Festival pianistico di Bergamo e Brescia. C’è però anche un pizzico d’amarezza nella voce del maestro, perché il Festival non potrà più portare il nome di Arturo Benedetti Michelangeli.

«La vedova del maestro ci ha vietato di usarlo e noi lo toglieremo, ma a malincuore». Giuliana Michelangeli ha preso questa decisione - spiega Orizio - «perché sostiene che abbiamo usato il nome del marito per fare business con la Cina, ma le cose non stanno così: in Cina il nome di Michelangeli non è conosciuto come qui da noi e quindi non comporta risonanza e ritorno economico. In più, la signora Michelangeli non aveva gradito il premio assegnato a Lang Lang lo scorso maggio. Comunque la seconda edizione della rassegna si chiamerà solo Beijing Piano Festival».

E in Italia? «Anche se torneremo a chiamarci Festival pianistico di Bergamo e Brescia, non cambierà nulla dal punto di vista della qualità artistica. Io però non ho ancora dato per persa questa battaglia».

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