«Lampi accecanti di ovvietà»
Al «Creberg» si ride con Bertolino

Grandi ritorni al Creberg Teatro di Bergamo. Giovedì 28 gennaio alle 21 è di scena Enrico Bertolino con i suoi "Lampi accecanti di ovvietà", lo show che aveva già presentato due anni fa.
L'intervista a Bertolino su L'Eco di giovedì 28 gennaio

Grandi ritorni al Creberg Teatro di Bergamo. Giovedì 28 gennaio alle 21 è di scena Enrico Bertolino con i suoi "Lampi accecanti di ovvietà", lo show che aveva già presentato due anni fa. Il 49enne comico milanese ha concepito uno spettacolo satirico "in progress", che si nutre dell'attualità aggiornando continuamente i suoi contenuti. E lo fa unendo tutti i suoi interessi professionali: come uomo di teatro, come esperto di comunicazione per le aziende e come arguto divulgatore dei meccanismi della comunicazione di massa.

«Uno spettacolo di satira vecchio di due anni ma solo nel titolo. Il resto è cambiato. E non solo perché l'ho iniziato che governava Prodi, che oggi è al parco a dar da mangiare ai piccioni e, nel tempo libero, fa dimettere i sindaci. Questo show cambia in base alle sollecitazioni dell'attualità, in tempo reale».

Intervistato da L'Eco di Bergamo, Bertolino parla del suo lavoro di autore satirico, dei suoi colleghi, della politica e dei politici, del teatro. Ecco uno stralcio dell'intervista:

Uno spettacolo di satira vecchio di due anni sembra quasi un controsenso, oggi.
«Sono d’accordo, e infatti nel mio spettacolo solo il titolo ha due anni. Il resto è cambiato. E non solo perché l’ho iniziato che governava Prodi, che oggi è al parco a dar da mangiare ai piccioni e, nel tempo libero, fa dimettere i sindaci. Questo show cambia in base alle sollecitazioni dell’attualità, in tempo reale. Anche il muratore bergamasco non c’è più. Lo farò solo per voi, qui a Bergamo, nel bis».
Eppure tutti lamentano la staticità della situazione politica italiana, dove nulla cambia.
«Già, ma in compenso parlano. Parlano tutti, fantasticando su presunte riforme e, per giunta, sulle riforme più assurde. Quando poi non si abbandonano, come D’Alema, alla farsa sulle primarie in Puglia, dove la gente va a votare, esprime una preferenza chiara e lui dice che gli remano conto. Ma, dico, sono i suoi elettori! Insomma, io faccio il comico, sono un giullare, magari anche un guitto. Ma questi mi rubano il mestiere. Stiamo superando il limite».
A cosa si riferisce?
«Il lavoro di un autore satirico, da secoli, consiste nel deformare la realtà per mostrarne un lato nascosto o il vero volto. Oggi è esattamente l’opposto. Guardi Bondi e Cicchitto: cosa posso aggiungere io? E Gasparri, che si permette di deridere un inviato che sta facendo il suo mestiere, solo perché lavora a Ballarò? Hanno tutti perso il senso del limite. E noi?»
Già, voi?
«Camminiamo sul filo. Io sono un comico, il mio mestiere è far ridere. Ma ridere non impedisce di prendere coscienza delle cose e ragionarci sopra. Anzi, il comico può svelare con una battuta dei meccanismi che richiederebbero lunghi discorsi "seri". In una situazione come la nostra, tuttavia, la realtà supera costantemente la fantasia. C’è il rischio che il pubblico a un certo punto smetta di ridere, perché la coscienza critica dei fatti prende il sopravvento. E allora ti trovi di colpo ad avere un altro ruolo».

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Prezzi euro 25/15 www.teatrocreberg.it tel. 035-343251.

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