Sanremo, tengono gli ascolti
Il pubblico ora è più giovane

Il Festival è anche un Can Can: di numeri e di ballerine che saltellano con l'eleganza chiassosa che impone il Moulin Rouge. La seconda serata parte così, con la gioiosa movenza della bellezza. Segui gli aggiornamenti nella rubrica «Dal Mondo»

Il Festival è anche un Can Can: di numeri e di ballerine che saltellano con l'eleganza chiassosa che impone il Moulin Rouge. La seconda serata parte così, con la gioiosa movenza della bellezza e la Clerici che sbuca tra i pennacchi delle ballerine infagottata in un altro abito di Gai Mattiolo. Si volta pagina con serenità, e Antonella si rilassa.

I numeri dell'esordio sono dalla sua. La prima serata della kermesse registra una sostanziale tenuta rispetto all'anno scorso, anche se spulciando i dati si scopre che qualche spettatore s'è preso la libertà di essere altrove. Il traino di Bonolis-Laurenti ha portato fortuna a un Sanremo che prova a rimettere al centro le canzoni.

Il dato d'ascolto è interessante, ma i quadri Rai sembrano persin sorpresi da un altro segnale: il pubblico ringiovanito di sei anni e mezzo. Sorprende che si sorprendano visto che la composizione del cast e la costruzione stessa del Festival sembravano proprio concepite per portare a casa questo risultato. Mettendo in gara tra gli «artisti» i giovani usciti dai più seguiti talent show italiani, di certo si puntava a recuperare quel pubblico, sostanzialmente meno attempato.

Così sul campo dell'Ariston assistiamo a una sorta di pacificazione tra la rassegna canora, sino a ieri ritenuta vetusta e malandata, e i talent show, che ora vengono considerati la panacea per la musica in tv e persino per la discografia agonizzante. Non esiste la contrapposizione che l'anno scorso sembrava essersi delineata, anzi si è lavorato con successo a una sorta di omologazione, almeno per quanto riguarda la composizione del pubblico.

Ne hanno fatto le spese le canzoni più nazional popolari. La tenuta della tv generalista in fondo è un dato che può sintonizzarsi anche con il gioco popolare dei reality e dei talent show. Intanto Sanremo entra nella ripetizione delle canzoni e nel lancio dei protagonisti della sezione giovane. Ora si entra nella regola di uno spettacolo che la Clerici conduce per sottrazione, mettendosi appena più in gioco, sgambettando anche con le ragazze del Moulin.

Nella serata d'apertura via il primo principe, rimandato dalla giuria demoscopica al ripescaggio, mercoledì sera Rania di Giordania, avvenente, ultraprotetta, calata nel carrozzone sanremese senza perdere un briciolo di signorile regalità, anche quando la Clerici le chiede la ricetta dei biscotti. La regina parla con semplicità, racconta reali avventure che sembrano cose di tutti i giorni. Poi si passa a parlare del suo impegno: la campagna mondiale di 1Goal per dare istruzione ai bambini poveri che altrimenti resteranno esclusi dal mondo e dal futuro.

E quando Antonella infila una piccola gaffe, Rania non batte ciglio e va avanti a parlare di tolleranza e di comprensione interculturale sino a quando tutto finisce nel trash televisivo di una cartolina mandata in diretta: «O sole mio» con i «tenorini» in spolvero. A tavola con la Clerici siede più tardi anche Michelle Rodriguez, il lato sexy di «Avatar», perché quest'anno funziona così: regine, ballerine, spogliarelliste, a immagine di un femmineo che Antonella ha voluto sottolineare a modo suo.

Il Trio dei «tenorini» reduce dalla registrazione di «We Are The World For Haiti» sale sul palco dell'Ariston a ricordare che di questi tempi anche i bambini prodigio vanno forte in Rai come a Mediaset. La musica in tv passa anche da lì e Sanremo resta un palco privilegiato, sdoganato verso la modernità proprio mentre compie i sessant'anni.

Nella categoria «artisti» i giovani di Amici e X-Factor, nella categoria «Sanremo nuova generazione» altre rivelazioni, con una progettualità discografica già costruita alle spalle. La ribalta per i primi cinque si accende un po' tardi, in seconda serata. La qualità è discreta. Nina Zilli se non fosse il clone di Giusy Ferreri avrebbe le carte in regola per affermare una personalità intrigante. Mattia De Luca è un giovanotto di belle speranze che preferisce cantare in inglese, ma ha accettato il consiglio della Caselli: «Non parlare più». Jacopo Ratini preferisce affidarsi ad una tiritera moderna, per ribadire che un sorriso di lei può trasformare la realtà in felicità.

Per la serie girotondo dei tempi. Anche Luca Marino, diretto dal nostro Bruno Santori, viaggia bene dalle parti di un rocketto che funziona senza dar pace. Nella cura al Gerovital cui è stato sottoposto il festival l'idea del direttore artistico di liberare le canzoni dei giovani e metterle in libero ascolto in rete prima della kermesse, ha avuto il suo peso. L'attenzione ai nuovi scenari di fruizione della musica pare aver avvicinato qualche curioso in più, anagraficamente in grado di abbassare l'età media del pubblico in poltrona. Intanto, sul filo della mezzanotte, arriva il secondo verdetto: eliminati Valerio Scanu e Sohnora. Sperano nel ripescaggio.
 Ugo Bacci

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