I tre cimiteri di Bergamo del 1810
Nuovi dati a 200 anni dalla nascita

Lunedì 10 maggio, nella sala Tassiana della biblioteca civica Angelo Mai, in Piazza Vecchia, con inizio alle 17.30 Gianni Carullo terrà una conferenza su «10 maggio 1810, apertura dei tre cimiteri extraurbani a seguito delle leggi napoleoniche: contesto giuridico-sociale, urbanistico, religioso».

Con l'editto di Saint-Cloud, del 12 giugno 1804, Napoleone ordinava che le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali, solo con nome, cognome e date. Si voleva così evitare discriminazioni tra i morti. Per i defunti illustri, invece, era una commissione di magistrati a decidere se far scolpire sulla tomba un epitaffio. L'editto aveva dunque due motivazioni: una igienico-sanitaria e l'altra ideologico-politica. Le nuove norme furono estese al Regno d'Italia con l'editto Della Polizia Medica, promulgato sempre a Saint-Cloud il 5 settembre 1806, scatenando un intenso e complesso dibattito pubblico.

Ugo Foscolo, come molti altri letterati contemporanei, si scagliò contro questo editto con il carme, composto nel 1806, Dei Sepolcri: «… Non vive ei forse anche sotterra, quando Gli sarà muta l'armonia del giorno, Se può destarla con soavi cure Nella mente de' suoi? Celeste è questa Corrispondenza d'amorosi sensi, Celeste dote è negli umani; e spesso Per lei si vive con l'amico estinto E l'estinto con noi, se pia la terra Che lo raccolse infante e lo nutriva, Nel suo grembo materno ultimo asilo Porgendo, sacre le reliquie renda Dall'insultar de' nembi e dal profano Piede del vulgo, e serbi un sasso il nome, E di fiori odorata arbore amica Le ceneri di molli ombre consoli. …»

L'editto napoleonico si applicò anche a Bergamo, dove pure non mancò di sollevare furiose polemiche. I cimiteri si trovavano allora all'interno della cerchia delle Muraine, nel cuore delle parrocchie cittadine, disposti intorno alle chiese se non addirittura in locali posti sotto la pavimentazione delle stesse. I morti erano al centro della comunità dei vivi. Si costruirono dunque da parte del Comune di Bergamo tre nuovi cimiteri: di Valtesse, di S. Lucia e di S. Maurizio, che vennero inaugurati, con la benedizione del Vescovo, il 10 maggio 1810.

Il ricercatore Gianni Carullo da anni conduce presso la Biblioteca Mai ricerche archivistiche su questa interessante vicenda, che non toccò solo aspetti igienico-sanitari, ma anche di natura antropologica, sociale, urbanistica, religiosa. Con l'allontanamento del cimitero dalla vita del quartiere e della parrocchia cessava una secolare tradizione che aveva profondamente condizionato mentalità, costumi, devozioni.

«A duecento anni da quell'evento - dice il direttore della "Mai", Giulio Orazio Bravi- abbiamo invitato il ricercatore a tenere una conferenza su questo tema, recando i risultati delle sue meticolose indagini».

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