Cinema: vampiri e licantropi
si scoprono romantici in «Eclipse»

Romanticismo, azione e brivido ben shakerati. Effetti speciali azzeccati, equilibrio nella regia di David Slade: questo Eclipse, terzo episodio della saga di Twilight, tratta dai bestseller di Stephenie Meyer, è un buon blockbuster e, sicuramente, è finora il meglio riuscito della serie.

Moderatamente vietato a chi non si sente ancora un po' adolescente in fondo al cuore, affonda ancora una volta i denti nella storia d'amore tra Bella (Kristen Stewart) e il suo affascinante, tenebroso vampiro Edward (Robert Pattinson). Questa volta, per la verità, tra loro si insinua un terzo incomodo, il prestante Jacob (Taylor Lautner), licantropo dal fisico impeccabilmente palestrato che, se nei precedenti episodi era soltanto un amico, per la protagonista Bella qui diventa qualcosa di più: e su questo triangolo si gioca la tensione sentimentale del film, che fa del tema delle «scelte» la sua bandiera.

Sono molte le scelte importanti che Bella deve affrontare: prima di tutto deve decidere se diventare o no un vampiro. La trasformazione è l'unica strada percorribile per dividere l'immortalità con Edward e vivere la sua storia d'amore con lui: come «umana» è troppo vulnerabile, e soggetta ad invecchiare, mentre il suo amato continuerà ad avere 17 anni per sempre.

Ma il prezzo da pagare è alto, implica lasciare tutto il resto, tutto ciò che per lei conta: la madre, il padre, gli amici, gli studi. E poi, a complicare la situazione, ecco l'alternativa: il solare Jacob, dolce, affidabile, che le offre amore senza chiederle di cambiare vita o di rinunciare. Bella, giunta al bivio, vacilla, complice un intenso, dolcissimo bacio che causa molti brividi tra le giovanissime fan sedute in sala.

Ma non c'è solo sentimento nel film: Slade gioca bene la carta dell'azione, più presente, più accentuata rispetto ai film precedenti. Se Twilight e New Moon, infatti, avevano sposato in pieno il punto di vista della protagonista nella lettura della storia, attenendosi ai film della Meyer, questo terzo episodio si allontana un po' da questa traccia, sviluppando di più quello che accade al di fuori del «triangolo romantico».

La perfida Victoria (interpretata qui da una Bryce Dallas Howard, che dimostra meno smalto e personalità della Rachelle Lefevre che l'aveva preceduta nella stessa parte in Twilight), vampira sanguinaria, per vendicarsi di Edward e Bella e della famiglia Cullen, colpevole di aver ucciso il suo amato (e psicopatico) James, mette insieme un esercito di vampiri «neonati» assetati di sangue, che marciano su Forks, la cittadina dove Bella vive.

Un rischio temibile per Bella, per la sua famiglia, per i suoi amici, al punto che per affrontarlo e sconfiggerlo i vampiri Cullen e i licantropi, nemici giurati da tempi immemorabili, firmano un'alleanza temporanea. Altro tema del film è l'inimicizia virile tra Jacob e Edward, che si contendono il cuore di Bella, spinta fino alle estreme conseguenze, sottolineata con enfasi dalla regia.

Migliora un po' rispetto a New Moon la definizione della trasformazione degli uomini in lupi: più fluida, con un effetto un po' meno da cartone animato. Umano e soprannaturale, favola e quotidianità si fondono in modo non proprio armonioso, ma abbastanza omogeneo in questo episodio: si ha ancora la sensazione (molto forte, a dire il vero, nei primi due episodi della serie) che il regista abbia cercato di dare forma al materiale suggerito dalla Meyer ma con un certo timore, senza riuscire a dargli davvero fluidità e spessore sullo schermo.

Un'altra nota a margine: nel neoromanticismo della Meyer non c'è posto per il sesso ed è connaturata l'idea che non vada fatto prima del matrimonio: controcorrente rispetto ad altri film e libri per teenager, ma come è evidente dai risultati raggiunti in libreria e al botteghino un'idea in fondo non sgradita ai giovani spettatori. Giocare sull'attesa, sull'atmosfera, sul romanticismo più che sulle scene «hard» a quanto pare paga.

Conta di più l'atmosfera suggestiva, sicuramente aiutata dalla trascinante colonna sonora di Howard Shore, tre volte Premio Oscar per le musiche de Il Signore degli Anelli, e dalla cupa fotografia di Javier Aguirresarobe. Non è un film adatto a chi ama l'horror, più che sul torbido e sulla paura gioca sul romantico, giusto con quel pizzico di tensione che non guasta.
 Sa. Pe.

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