Sabato voci e suoni della memoria
per ricordare il sisma d'Abruzzo

Ricordare, per non permettere al tempo di essere maceria che sotterra
tragici drammi umani. A due anni dal terremoto dell'Aquila, il Festival internazionale della Cultura Bergamo presenta sabato 9 aprile alle 20.30 «Lettere dall'Aquila, voci e suoni della
memoria».

Ricordare, per non permettere al tempo di essere maceria che sotterra tragici drammi umani. A due anni dal terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009, il Festival internazionale della Cultura Bergamo presenta il toccante spettacolo-concerto «Lettere dall'Aquila, voci e suoni della memoria», a cura della compagnia teatrale Animmammersa.

La performance teatrale, promossa con la Caritas Diocesana Bergamasca, si terrà sabato 9 aprile alle 20.30 in sala Oggioni, al Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo. L'ingresso è gratuito, previa prenotazione on line sul sito www.bergamofestival.it.

Portare questo spettacolo a Bergamo per don Claudio Visconti, direttore della Caritas Diocesana Bergamasca, rappresenta «la volontà di mettere in scena il ricordo di una tragedia che ha segnato il popolo dell'Aquila e noi tutti - commenta -. Ritornare sul drammatico evento significa riportare al centro dell'attenzione una sofferenza che perdura. Alcuni vivono ancora in situazioni provvisorie, altri serbano il dolore per la perdita di familiari. Con la rappresentazione, Caritas e la compagnia Animmammersa vogliono ringraziare la comunità bergamasca per la generosità dimostrata nei progetti realizzati in aiuto al popolo aquilano».

Mettendo a frutto le capacità professionali dei componenti, Animammersa lavora alla ricostruzione del sentito collettivo, ascoltando le persone e il loro smarrimento, attraverso la raccolta di scritti che si è riversata copiosa sulla rete, e costruendo una tessitura drammaturgica grazie all'alternanza di letture e di brani musicali della tradizione popolare abruzzese, in particolare aquilana. Otto quadri raccontano i primissimi momenti dopo le 3e32 del 6 Aprile, fino a sviluppare il racconto della costruzione dei campi, della diaspora sulla costa adriatica, del lavoro dei vigili del fuoco. Chiude lo spettacolo un inno alla speranza, alla volontà di ricostruire l'identità spezzata brutalmente quella notte, anche attraverso la riscoperta delle proprie radici culturali, primo e ineludibile momento per guardare al futuro con rinnovate forze. Due attrici professioniste, Antonella Cocciante e Patrizia Bernardi, si alternano sul palco insieme ai maestri Carlo Pelliccione e Carlo Di Silvestre (etnomusicologi), alla cantante Graziella Guardiani, ai musicisti Guerino Marchegiani, Fabrizio De Melis, Angelo Giuliani, Marco Cignitti, per fissare nella memoria collettiva il racconto dello smarrimento e della rinascita di un popolo e del suo territorio.

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