Renga e Pedrini: emozioni rock
Concerto da manuale, applausi

Una serata bellissima. C'è Francesco Renga in scena al Creberg Teatro, con l'orchestra e la sua band, e alla fine l'emozione tocca la luna quando Omar Pedrini imbraccia la chitarra e dopo anni di separazione condivide con Renga Sangue impazzito, scheggia rock degli indimenticati Timoria.

Una serata bellissima. C'è Francesco Renga in scena al Creberg Teatro, con l'orchestra e la sua band, e alla fine l'emozione tocca la luna quando Omar Pedrini imbraccia la chitarra e dopo anni di separazione condivide con Renga Sangue impazzito, scheggia rock degli indimenticati Timoria.

Sul palco corrono le immagini di 25 anni di carriera: dai giorni del giovane rock italiano a Voceorchestra, in grande spaccata sino all'ultimo album, Un giorno bellissimo. Se non fosse che l'abbiamo detto mille volte, verrebbe da ribadire subito una cosa: Francesco è il miglior cantante italiano degli ultimi decenni.

Non ci sono storie. Voce rock, quando stava in gruppo, tra morbidezze e ruvidezze prog, poi solista di lusso in cerca di una dimensione vocale adeguata. Schiavo della voce, costretto per un po' a dimostrare qualcosa, seguendo una ricerca mai finita. Dal vivo Renga è sempre a registro, quasi perfetto.

Tutto quello che fa con la voce se l'è guadagnato sul campo, complice il maestro Maurizio Zappatini, il vocal trainer bergamasco che si occupa delle sue corde da sempre. Renga è un funambolo aggraziato, capace di metter tecnica e cuore in quel che fa. Soprattutto dal vivo. Oggi non deve dimostrare più nulla.

L'uomo è cresciuto, non è schiavo della sua vocalità, la conduce in scioltezza dove vuole, la provoca, la tenta, la impegna nel ludo orchestrale. Viaggia tra rock e repertorio, tessendo dal vivo la trama di una carriera esemplare.

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