Un minuto con Dante
La valletta dei principi

Sordello accompagna i due pellegrini lungo un sentiero che si innalza sopra una valletta; è il luogo adatto per riposarsi ed attendere il nuovo giorno, visto che durante la notte non è consentito procedere nel cammino: è la valletta dei principi.

LA VALLETTA DEI PRINCIPI

67 «Colà», disse quell'ombra, «n'anderemo
68 dove la costa face di sé grembo;
69 e là il novo giorno attenderemo».

70 Tra erto e piano era un sentiero schembo,
71 che ne condusse in fianco de la lacca,
72 là dove più ch'a mezzo muore il lembo.

73 Oro e argento fine, cocco e biacca,
74 indaco, legno lucido e sereno,
75 fresco smeraldo in l'ora che si fiacca,

76 da l'erba e da li fior, dentr'a quel seno
77 posti, ciascun saria di color vinto,
78 come dal suo maggiore è vinto il meno.

79 Non avea pur natura ivi dipinto,
80 ma di soavità di mille odori
81 vi facea uno incognito e indistinto.

82 `*Salve, Regina*' in sul verde e 'n su' fiori
83 quindi seder cantando anime vidi,
84 che per la valle non parean di fuori.


Sordello accompagna i due pellegrini lungo un sentiero che si innalza sopra una valletta; è il luogo adatto per riposarsi ed attendere il nuovo giorno, dal momento che durante la notte non è consentito procedere nel cammino. Si tratta della cosiddetta ”valletta dei principi”, in parallelo con il “Nobile castello” del Limbo, una zona privilegiata dell'Inferno dove Virgilio e gli altri grandi uomini del mondo antico risiedono per l'eternità. Da questa posizione elevata Sordello potrà indicare le anime degli espianti senza bisogno di scendere e di unirsi a loro.

Sono tutti principi e re, molti dei quali tra l'altro rivali in terra, ora costretti a rimanere insieme in questo luogo ameno per essersi dedicati eccessivamente ai propri interessi privati. Il loro attaccamento al potere ha impedito a questi sovrani di occuparsi, come avrebbero dovuto, del bene comune, della giustizia e della pace, rendendosi così responsabili del disordine e dell'anarchia in cui giaceva l'Europa cristiana.

La loro vera colpa è però di ordine religioso: quella di non aver rivolto adeguatamente il proprio pensiero a Dio, al quale dovevano servire in qualità di “ministri”, cioè amministratori di un potere che era stato loro affidato dall'alto. Il luogo è descritto con grande poesia: è paragonato ad un grembo materno che l'erba, i fiori variopinti, i profumi soavi che la natura vi ha dispensato rendono unico; inoltre le anime dei principi, più di mille, stanno sedute tranquillamente e cantano il “Salve Regina”, l'antica antifona mariana che la comunità cristiana sulla terra -in questa “valle di lacrime” - innalza a Compieta, preparandosi ad affrontare la notte prima di poter riprendere il cammino verso il cielo.

Enzo Noris

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