Il comico Bertolino al Creberg il 31
«Ora il muratore è meno leghista»

Ultimo dell'anno con Enrico Bertolino: il Creberg Teatro ospita il comico milanese che presenta il suo spettacolo Passata è la tempesta? - Nuovi lampi di ovvietà, scritto dallo stesso Bertolino con Curzio Maltese, Andrea Zalone e Luca Bottura per la regia di Massimo Navone.

Ultimo dell'anno con Enrico Bertolino: il Creberg Teatro ospita il comico milanese che presenta il suo spettacolo Passata è la tempesta? - Nuovi lampi di ovvietà, scritto dallo stesso Bertolino con Curzio Maltese, Andrea Zalone e Luca Bottura per la regia di Massimo Navone (sabato, ore 22, info: 035-343434 o www.crebergteatrobergamo.it).

Enrico Bertolino, nel titolo del suo spettacolo incombe il punto interrogativo. La tempesta non è ancora passata?
«Il punto interrogativo è proprio la chiave di lettura, la tempesta non passa mai, economica o climatica che sia. In mezzo a questa tempesta le barche che tengono botta, secondo me, sono quelle che adottano un filo di ironia, che vedono le cose con un po' di sano distacco: quello che ci si può permettere, naturalmente. Però penso che i teatri siano diventati un po' come le catacombe per i primi cristiani…».

Addirittura.
«Beh, sì, perché fuori non c'è più tanto da ridere: la capacità di ridere del Governo si è bruciata tutta perdendo Berlusconi, abbiamo perso un capocomico e facciamo fatica a rimetterci insieme. Nelle aziende c'è poco da ridere e anche la gente, a quanto pare, ha smesso di ridere, visto il drastico calo delle spese a Natale».

Lei, Bertolino, riuscirà a farci sorridere l'ultimo dell'anno?
«È quasi una funzione sociale, ci devo almeno provare, non garantisco mai nulla, però è un tentativo che faccio e fino ad ora è andato tutto bene. È andato bene perfino a Genova quattro giorni dopo l'alluvione. La gente ha bisogno di una valvola di sfogo».

Ci può anticipare qualche «lampo» dello spettacolo?
«Beh, per esempio uno parla della proposta di Calderoli di combattere l'evasione fiscale mettendo una tassa sull'evasione: ma come si fa a tassare un evasore se non sai chi è? Per non parlare del nuovo governo tecnico. Chi sono i "tecnici"? sono quelle persone specializzate (l'idraulico, l'antennista...) che vengono in casa per riparare qualcosa. La prima cosa che dice, il tecnico, quando arriva, è: "Signora, qui c'è un lavoro enorme da fare, ma chi è che le ha fatto l'impianto prima?". È un po' la stessa cosa che ha detto questo Governo al suo insediamento: "Ci avete chiamati voi". Il Lampo di ovvietà è che questi signori "tecnici", che tutti hanno voluto perché facessero il lavoro sporco, adesso invece sembra che non li voglia più nessuno».

Lei che cosa ne pensa?
«Io vedo positivo, la cosa che mi preoccupa non è il Pil ma il Trc, quello che io chiamo Tasso di rassegnazione dei cittadini. Se i cittadini non si rassegnano, ma reagiscono, in maniera civile ovviamente, probabilmente le cose possono migliorare. Abbiamo attraversato la crisi petrolifera dei primi anni '70, il terrorismo...».

Quale saranno i personaggi dello spettacolo?
«Sicuramente ci sarà un saluto del muratore bergamasco, perché venendo a Bergamo non posso farne a meno. Gli altri personaggi li ho un po' archiviati: al vecchietto che giocava ai cavalli, gli hanno chiuso l'ippodromo perché ormai è più facile scommettere sul calcio che sui cavalli. E Bergamo in questi giorni è una città molto segnata da questo scandalo».

Immaginiamo che ne farà un cenno...
«Babbo Natale doveva portare doni e invece Doni è scappato. Del resto sono un tifoso anch'io e queste sono cose che fanno veramente male. Perfino se la moglie ti tradisce ti fa meno male perché lo metti in preventivo, ma il capitano della tua squadra no».

Il muratore no, non tradisce mai.
«Il muratore questa crisi la sta vivendo sulla sua pelle e, paradossalmente, in questo momento il muratore è meno leghista ed è più vicino a chi sta male, perché i suoi colleghi sono egiziani, marocchini, tutta gente che viene da fuori. Il muratore è uno concreto, deve far sposare la figlia e le dice: "Devi sposare uno ricco", e lei cosa fa? Gli porta a casa un cinese. Il muratore però ci mette l'anima in tutto quello che fa per cui adesso quando vede il marocchino che sale sulla gru per protestare, gli dice di scendere perché la gru serve per lavorare. E quello risponde che vuole il riconoscimento, e il muratore risponde: "Vieni giù allora perché se vengo su io poi non ti riconoscono più". Ma lo dice perché gli vuole bene e poi in fondo parlano la stessa lingua: il marocchino e il bergamasco si capiscono».

Sta privilegiando il teatro. Snobba la tivù?
«Sono stati due anni così ma tornerò in televisione dove mi piacerebbe portare a Zelig il personaggio del muratore che vuole abbattere il Teatro Arcimboldi per costruire un outlet e asfaltare tutto intorno e vuole che Bisio lo aiuti. Il teatro dà un soddisfazione notevole e poi c'è un feed back immediato, il teatro ti dà un grande stimolo e poi ti permette di sperimentare delle cose con la gente davanti».

Diceva che tornerà in tivù, ce ne può parlare?
«Sarà una trasmissione che si basa sul vecchio Glob rinnovato, dove parleremo di economia perché la gente ormai sente parlare di Spread anche dal tabaccaio e infatti si intitolerà Glob Spread e partirà dal 10 gennaio con due anteprime dopo Ballarò su Rai Tre, invece poi andrà dopo Chi l'ha visto? per dodici settimane. Cercheremo di fare una trasmissione di informazione come facevamo con Glob, occupandoci di comunicazione ma ad indirizzo economico, ci sarà una rubrica affidata a Stefano Bartezzaghi, cercheremo di far ridere dicendo anche delle cose serie».

Da bocconiano che ha lavorato anche in banche londinesi, lei come la vede questa crisi?
«C'è stato un periodo, quando lavoravo in banca, in cui tutti avevano cominciato a giocare in Borsa: "Comprate le Mira Lanza" diceva Everardo Dalla Noce, e qualcuno pensava che parlasse del detersivo. Poi qualcuno ha cominciato a bruciarsi. Oggi parlano tutti di spread anche se pochi sanno che cosa significa, come se fossimo tutti allenatori di calcio economici. Penso che sia un segnale dei tempi, è una moda, tra un po' parleremo di default pensando che sia un attore francese. Però penso che sapremo reagire, gli italiani hanno superato altre prove difficili, siamo gente tosta».

Insomma, i suoi sono «Lampi» di un certo ottimismo.
«Un comico non può essere pessimista se no smette di lavorare, può essere malinconico ma non pessimista».

Andrea Frambosi

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