Caffi: museo superstar
Tutti pazzi per il Triassico

Guardi la gente in fila e pensi che stia aspettando il turno per vedere i girasoli di Van Gogh. Invece ha un appuntamento con un fossile del Triassico. In un angolo, qualcosa ipnotizza gli sguardi: un capolavoro di Lorenzo Lotto?

No, quel bruscolino di materia è una minuscola libellula vecchia milioni di anni e dal nome impossibile (Italophlebia gervasuttii). Accade a Bergamo. Le cifre parlano da sole. Il luogo culturale più visitato della nostra provincia non espone quelle che una volta si chiamavano, un po' pomposamente, Belle Arti, bensì animali. Animali morti.

In Città Alta il Museo Caffi continua la sua lunga marcia sulla strada del successo. Siamo saliti in piazza Cittadella a scartabellare i dati degli ingressi. Nel 2011 i visitatori sono stati 105.318, qualcosina in meno rispetto al 2010, ma decisamente al di sopra di quota centomila. E' il quarto anno consecutivo che accade. Vero che l'ingresso è gratuito, ma il successo non può dipendere solo da questo.

Se n'è accorto anche il Touring Club Italiano, che fino al 2009 ha sempre inserito il Caffi tra i 10 musei scientifici più visitati d'Italia. Un dato eccezionale, visto che nei «magnifici 10» ci sono giganti come l'acquario di Genova, il Bioparco di Roma e il Museo della Scienza e della tecnica di Milano.

Il Caffi è un piccolo gioiello. Custodisce più di un milione di reperti, il fiore all'occhiello sono i fossili triassici: le rocce delle valli bergamasche, un tempo fondali marini di tipo tropicale, hanno preservato per 220 milioni di anni pesci, crostacei, rettili marini e terrestri, rettili volanti.

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