Folla al Palazzo del Podestà
Notte interattiva e tanta storia

Aperto nel Palazzo del Podestà il «Museo storico dell'età veneta - Il '500 interattivo», un'esperienza multimediale in un nuovo modo di raccontare la storia. Fino alle 2 un'apertura speciale gratuita. E i bergamaschi sono accorsi numerosi.

Si è aperto nel Palazzo del podestà, in Piazza Vecchia, il «Museo storico dell'età veneta - Il '500 interattivo», un'esperienza sensoriale e multimediale in un nuovo modo di raccontare la storia. Tantissime le persone che sono accorse, fino alle 2 è prevista un'apertura speciale gratuita con la «Notte bianca del Palazzo del Podestà». Aperti anche per la prima volta gli scavi del Foro romano, a pianterreno dello stesso palazzo.

Il Museo e i restauri sono stati presentati in anteprima alla stampa dal sindaco Franco Tentorio, gli assessori Claudia Sartirani e Alessio Saltarelli, l'amministratore delegato della Fondazione Bergamo nella storia Emilio Moreschi e la vicepresidente Maria Mencaroni Zoppetti, cui si deve la prima idea, elaborata insieme a Mauro Gelfi, per offrire al pubblico «un modo diverso di leggere la storia, lontano dalle note a piè di pagina, ma non per questo meno scientifico» che si è tradotto, ha ricordato il sindaco Tentorio, «in un impegno per tre amministrazioni», una staffetta bipartisan che ora giunge al traguardo grazie al gioco di squadra di moltissime persone ed enti che hanno dato una o molte mani. Come l'Ateneo, le Fondazioni Cariplo, Banca Popolare di Bergamo, Credito bergamasco; Sacbo, Opera diocesana San Narno. Un lungo elenco di ringraziamenti a tutti e un ricordo per chi non ha visto il frutto del suo lavoro. Lo stesso Gelfi, Elio Pagani, Andrea Tosi.

Il consiglio al pubblico è di andare al museo del Cinquecento muniti di tavolette (anche se una ventina sono in dotazione per i visitatori) e smartphone per giocare con i QR code, fotografare e fotografarsi, portare a casa gli spunti che si vogliono approfondire. Le sette stanze virtuali (visitabili di per sé in 30-60 minuti) nascondono infatti una rete di riferimenti e rimandi agganciati alle biblioteche e agli archivi privati, alle quadrerie, alle vie, case e numeri civici. Il museo virtuale come mappa del mondo reale. Non a caso gli unici «oggetti» in mostra sono due carte topografiche: la «Pianta della città di Bergamo e dei borghi esterni» di Alvise Cima, 1600. Di proprietà del Comune di Bergamo, se ne stava appesa nell'Ufficio del Segretario Generale. Poi, una carta nautica ovale su pergamena disegnata a Venezia nella prima metà del 1500 con la rappresentazione coeva del mondo. La carta, di proprietà privata, è depositata alla Fondazione Bergamo nella storia.

Per il resto, solo videoinstallazioni, realizzate con software originali da Studio N!03 (leggasi «ennezerotre») e Alessandro Bettonagli di Entertainment Architecture. L'idea-guida è il viaggio del mercante che arriva, carico di casse e dovizie dai nuovi mondi appena scoperti, sbarca a Venezia e si dirige a ovest, su una via di cabrei che scorrono sotto i piedi dei visitatori, fino alla Bergamo sul colle, dove animazioni grafiche permettono di capire com'era la città prima e dopo la costruzione delle Mura. Ed eccoci dentro, fra portoni che si aprono, ritratti e dettagli di vita tratti da quadri bergamaschi. L'audio che accompagna il visitatore è una narrazione che riprende documenti amministrativi e politici, memoriali di viaggiatori, schegge d'italiano antico che evocano la vita quotidiana e la cronaca (e che gli stranieri avranno in traduzione su tablet).

Fin qui, il museo è multimediale ma placidamente passivo: si assorbono immagini, colori e dati. Le ultime tre sale sono invece interattive: nella bottega dello speziale ribollono pozioni, si danno ricette per avere denti bianchi e barbe nere e, aprendo cassetti, si trova una singolare farmacopea a base di lumache virtuali e uova sode imbottite di mirra. Al media dirompente dell'epoca, la stampa, è dedicata una grande sala dove, giocando con un carattere mobile gigante è possibile svegliare i titoli di incunaboli e cinquecentine che riguardano i saperi d'allora: il corpo umano, la natura, le armi e gli amori. Tutti libri stampati a Venezia e conservati nelle nostre biblioteche e archivi, rintracciabili per chi volesse averne visione. Un pannello a rovescio, simile alla cassetta del tipografo, rivela invece la produzione del primo stampatore di Bergamo, Pier Comin Ventura. Le casse di merci disseminate sul percorso del mercante-visitatore arrivano finalmente a destinazione nell'ultima sala, dedicata alla Fiera di Sant'Alessandro, ricostruita in maquette elettronica, dove è possibile raggiungere gli stalli dei venditori di «grassinerie» cioè formaggi, pellicce, gioielli, cappelli, pecore e salnitro. E dove si impara che le merci arrivavano a Bergamo da tutta l'Europa del nord, oltre che attraverso Venezia porta d'oriente.

Il Museo storico dell'età veneta si potrà visitare, fino a maggio, dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 18. A giugno, fino a settembre, ci sarà l'orario estivo che prevede l'apertura senza pause il sabato e i giorni festivi. Per informazioni, si può visitare il sito della Fondazione Bergamo nella storia www.bergamoestoria.it o chiamare il numero 035.277116 o 035.226332.

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