Comallamore degli Ueitings
sabato al teatro San Giorgio

Appuntamento sabato 25 febbraio (ore 21) al teatro San Giorgio con 6X4 che si prepara all'ultimo spettacolo in cartellone con Comallamore degli Ueitings, atto unico liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Ugo Riccarelli.

Appuntamento sabato 25 febbraio (ore 21) al teatro San Giorgio con 6X4 che si prepara all'ultimo spettacolo in cartellone con Comallamore degli Ueitings, atto unico liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Ugo Riccarelli.

Come crescere umanamente e superare le definizioni stereotipate di «follia» e di «normalità» attraverso la frequentazione della malattia mentale e i drammi della guerra. info 035.4243079-035.225847 [email protected]

Comallamore pone la domanda su dove posizionare il confine che divide la follia dalla normalità. Beniamino è un bambino che osserva i matti attraverso la rete che separa la sua casa dal cortile del manicomio ed è spontaneamente attratto dai loro comportamenti. Li frequenterà poi quotidianamente quando le vicende familiari e un infortunio di gioco lo porteranno a interrompere gli studi ed entrare come assistente nel manicomio stesso dove le sue giornate trascorrono senza particolari scossoni finché (nulla succede per caso) incontra l'uomo del destino.

È un medico che, con la sua umanità e sensibilità contrapposte alla freddezza delle regole e dei comportamenti del manicomio, fa emergere in Beniamino la capacità di ascoltare i matti, di sintonizzarsi affettivamente con loro. Quel rapporto privo di condizionamenti catalizza il processo di crescita di Beniamino che, grazie ad esso, riesce a superare le sue insicurezze e paure.

La durezza della guerra attraversa pesantemente, nel male e nel poco bene che porta con sé, la vita della comunità dei malati di mente offrendo loro prima l'illusoria opportunità di una breve liberazione, poi la durezza della separazione estrema ed obbliga tutti a domandarsi dove sia la vera follia: è solo in chi è internato in manicomio o esiste comunque nella natura umana?

 Anche quelle esperienze, vissute in profonda sintonia con i malati, consentono a Beniamino di attivare le corde della sua umanità, della capacità di accettare tutti i messaggi trasmessi dagli occhi di chi incontra senza badare a quale «normalità» o «follia» appartengano, e completano così il suo diventare uomo responsabile.

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