Cantanti alla prova al Donizetti
«Abbiamo un sogno da realizzare»

Tra le quinte del teatro c'è tutto un mondo, un fermento che è difficile immaginare dalla platea. Martedì mattina il palco del Teatro Donizetti era una sorta di piazza al coperto: c'erano le audizioni del cantanti per le prossime opere della Stagione lirica.

Tra le quinte del teatro c'è tutto un mondo, un fermento che è difficile immaginare dalla platea. Martedì mattina il palco del Teatro Donizetti era una sorta di piazza al coperto: c'erano le audizioni del cantanti per le prossime opere della Stagione lirica.

Da tutta Italia, e da vari paesi esteri, sono arrivati gli aspiranti per i ruoli delle prossime produzioni liriche: «Il Furioso all'Isola di San Domingo», «Maria di Rudenz» di Donizetti, opere rare, ma anche il «Trovatore» di Verdi (coproduzione con Basilea). Due pianisti si alternano per una cinquantina di voci, un centinaio con le audizioni di sabato.

Il tenore tedesco Alexander Schulz è ormai esperto. Da Praga, dove è stabile della Staatsoper, è venuto per il ruolo di Manrico del Trovatore. Si è presentato cantando «Di quella pira» e ricorda che in Russia vengono scelti 3 cantanti per ruolo, senza designare il primo,«Così - dice - i cantanti restano in competizione e danno il meglio fino al debutto». Inizialmente voleva «Fare il compositore: per imparare a scrivere per la voce ho voluto studiare canto? e mi son fermato lì».

Da Mosca è arrivata il mezzosoprano Svetlana Kotina, che in Italia non ha ancora cantato, ha in programma tra poco un ciclo di lieder di Mahler, tra Pordenone, Bolzano e Piacenza. Si è presentata per Azucena, con il celebre «Stride la vampa». Racconta la sua vocazione lirica: «Ho studiato anche il piano, ma quando canto la mia anima vola. E voglio trasmettere a chi ascolta la stessa emozione: vorrei che arrivasse all'animo di chi è in platea». Il suo segreto, spiega, è la scuola di Galina Vischevskaya a Mosca, che ha un piccolo teatro in cui fa recitare i suoi cantanti in produzioni complete.

Tanti gli italiani, come il basso mantovano Davide Ruberti, voce già esperta, con una «Loreley» con Gavazzeni a Genova, nella stagione 1992-93: «Bisogna investire in cultura - invoca - in Italia non abbiamo materie prime, abbiamo il territorio, i cervelli e l'arte». Non mancano i bergamaschi, come il soprano Silvia Lorenzi, il mezzosoprano Alessandra Fratelli e anche due voci maschili, il basso Michele Zanchi e il baritono Denis Bacis.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 20 febbraio

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