«Nel dipinto di Giotto il diavolo»
Come leggere un'opera d'arte

«Nella concezione teologica medioevale i diavoli non stanno nell'inferno; stanno sulla terra, e anche nel cielo». Ad affermarlo è la medievista Frugoni, protagonista del secondo incontro del ciclo «Come leggere un'opera d'arte».

«Nella concezione teologica medioevale i diavoli non stanno nell'inferno; stanno sulla terra, e anche nel cielo». Ad affermarlo è la nota medievista Chiara Frugoni, protagonista, giovedì 18 aprile alle 18 al museo Bernareggi (ingresso da via Santa Elisabetta), del secondo incontro del ciclo «Come leggere un'opera d'arte», organizzato dalla Fondazione Bernareggi. Titolo: «Le ragioni del diavolo nella nuvola.

Le Storie di San Francesco di Giotto nella basilica di Assisi». Una conferenza per cui Frugoni annuncia «molte novità». Tutto prende le mosse da una «trouvaille» proposta, qualche tempo fa, della studiosa toscana: c'è, secondo lei, il volto di un demone tra le nuvole dell'affresco di Giotto, nella basilica superiore di Assisi, in cui si rappresenta la morte del santo e l'ascesa della sua anima in cielo.

«Illustrerò il ciclo - anticipa Frugoni - in particolare questa mia scoperta del diavolo in mezzo alle nuvole. Farò vedere quanto, in tutto il ciclo di Assisi, Francesco abbia a che fare con il demonio, e sempre lo vinca». In risalto dunque, intanto, la «novità» di una simile rappresentazione, rispetto a quelle che si credeva fossero le prime.

Quella, in ispecie, del Mantegna, che nel suo San Sebastiano, del 1460 (oggi al Kunsthistorisches Museum, Vienna) mostra sullo sfondo del cielo un cavaliere che emerge da una nuvola. Il primato del Mantegna, secondo Frugoni, «non è più tale». Poi, continua la studiosa, «farò un passo avanti rispetto alla scoperta in sé, cercando di spiegare che cosa rappresenti questo diavolo e perché stia lì. Mi appoggerò a dei pezzi di Bonaventura, non dalla biografia di Francesco, la "Leggenda maggiore", che è alla base del ciclo di affreschi della cappella maggiore di Assisi, ma da altre sue opere teologiche».

Questo, anticipa Frugoni, «penso porti novità molto grosse rispetto al nostro immaginario collettivo, secondo cui i diavoli sono all'inferno». Un «grande errore», frutto di un «condizionamento iconografico», dovuto soprattutto alla forza e diffusione dell'immagine del «Giudizio Universale»: «Noi vediamo sempre i diavoli all'inferno perché questa immagine è collegata al Giudizio Universale. Che, però, non è ancora avvenuto. Quindi, nel Medioevo, non si pensava che i diavoli stessero all'Inferno».

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