In scena a Ponte San Pietro
una lauda di Jacopone da Todi

Appuntamento con il Teatro Sacro martedì prossimo - 28 maggio - a Ponte San Pietro. Alle ore 21 nella Chiesa Vecchia, a chiusura del mese di maggio, sarà proposta la rappresentazione «Il pianto della Madonna», tratta dall'opera di Jacopone da Todi.

Appuntamento con il Teatro Sacro martedì prossimo - 28 maggio - a Ponte San Pietro. Alle ore 21 nella Chiesa Vecchia, a chiusura del mese di maggio, sarà proposta la rappresentazione «Il pianto della Madonna», tratta dall'opera di Jacopone da Todi, nota anche con il titolo «Donna del Paradiso».

Sul palco tre grandi professionisti dell'Associazione Teatro d'Accanto: Renata Pozzi, Ivan Criscuolo, Gianluigi Vitali più un coro di attori accompagnati da uno strumentista di percussioni. Lo spettacolo è di alta drammaticità e offre diversi spunti di meditazione.

LA SCHEDA
Cristo si rivolge alla Madonna chiamandola mamma le tre volte che si rivolge a lei direttamente, e mate quando parla di lei a Giovanni. Anche noi compiamo oggi questa distinzione linguistica usando mamma o madre a seconda che si parli con lei o di lei. Il componimento è diviso in 33 quartine, il numero degli anni che aveva Cristo alla sua morte. Donna de Paradiso è l'esempio più famoso di lauda drammatica, nonché in assoluto la prima lauda drammatica costruita interamente sotto forma di dialogo (Gesù-Maria-il nunzio).

Il carattere polifonico, di poesia a più voci, è strettamente associato a una concitazione narrativa che esprime i sentimenti drammatici e contrastanti da cui la scena è dominata: stupore, dolore, odio, amore. Fino a distendersi nell'ultima e più lunga battuta pronunciata da Maria, in una sofferta e quasi ininterrotta invocazione, dove si sommano il più tenero affetto e il dolore più straziante.

All'interno della lauda il personaggio di Maria assume particolare rilievo e viene rappresentata essenzialmente nella sua umanità di madre. La Madonna appare come una donna disperata per la vicenda del figlio, la cui condanna e morte le sono del tutto incomprensibili, dal momento che Cristo «non fece follia», «a torto è accusato», «non ha en sé peccato». La madre vede il proprio figlio martirizzato, «ensanguinato» e vuole allora morire con lui, salendo sulla stessa croce sul quale Cristo è riposto.

La sua disperazione compare nel famoso corrotto, lamento funebre, nel quale con i più dolci appellativi si rivolge alla sua creatura che non è riuscita a sottrarre al martirio. La Madonna non coglie nella sua morte l'esperienza necessaria per la redenzione dell'umanità dal peccato originale, ma solo l'aspetto terreno di terribile sofferenza.

Anche Cristo rivela attenzioni da figlio nei confronti della madre, che affida alle cure amorevoli di Giovanni, esortandola a restare in vita per servire i «copagni ch'al mondo» ha «acquistato», ma c'è in Cristo quella consapevolezza della sua missione salvifica che manca alla semplice donna del popolo.

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