Springsteen, la leggenda del rock
I fan bergamaschi verso San Siro

«Sì, partiamo da Bergamo alle quattro e mezzo del mattino per essere sicuri di avere i posti migliori a San Siro, ma non è nulla di eccezionale per noi». Stefano Manzoni, 24 anni, di Seriate, studente di Fisica, è uno dei tanti fan bergamaschi di Bruce Springsteen.

«Sì, partiamo da Bergamo alle quattro e mezzo del mattino per essere sicuri di avere i posti migliori a San Siro, ma non è nulla di eccezionale per noi». Stefano Manzoni, 24 anni, di Seriate, studente di Fisica, è uno dei tanti fan bergamaschi di Bruce Springsteen che attendono la data milanese del «Boss» come l'appuntamento musicale dell'anno.

Vitale per i fan è riuscire a entrare nel «pit», l'area del prato a ridosso del palco: «I biglietti hanno lo stesso prezzo, ma per stare nella zona transennata vicino al palco bisogna accaparrarsi un braccialetto numerato a esaurimento». «Attorno alle 7,30 - continua Stefano - dovrebbero cominciare a distribuirli: una volta preso poi dovremmo avere la mattinata libera, c'è chi magari prova a recuperare una mezza giornata di lavoro, io forse farò un salto in Università».

Verso mezzogiorno viene estratto il numero che indica l'ordine d'accesso al pit e da lì comincia il lungo pomeriggio di attesa. «Per noi è un bel gioco, siamo un gruppo di cinque-sei amici, il clima è molto tranquillo. Ci sta di fare una levataccia: Springsteen è entusiasmante, un animale da palco, capace di suonare dal vivo per più di tre ore. È un'esperienza molto coinvolgente».

Bruce a San Siro, la storia si ripete. Quando nell'85 incrociò per la prima volta gli spalti del «Meazza» Springsteen era il ragazzo di «Born in the Usa». Ventotto anni dopo non è cambiato molto. Muscoli d'acciaio, sudore, e una gran voglia di mettersi in gioco. Ecco perché lo show milanese di stasera promette un'altra maratona tutta muscoli e sudore. Per il Boss è il quinto San Siro, il secondo in un anno.

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