Arte contemporanea: dalla Mia
una nuova galleria in Città Alta

Nelle sale già dell'istituto musicale in via Arena 17, in Città Alta, la Mia aprirà il nuovo centro di arti visive Baco, che inaugurerà il 18 maggio in occasione di ArtDate, le giornate dell'arte contemporanea promosse da The Blank.

Ogni cento anni, dal Quattrocento, la Congregazione della Misericordia Maggiore (Mia) affida ad artisti contemporanei il compito di realizzare opere che fermino con colori e stucchi lo spirito dell'epoca nella basilica di Santa Maria Maggiore, dove nei secoli si sono stratificati differenti stili, dal romanico al gotico, dal rinascimentale al manierista, al barocco.

Anche lo spirito di questo nostro inizio di millennio è stato riportato al pubblico attraverso le opere degli artisti esposte nei matronei della Basilica negli ultimi anni.

Queste opere ora troveranno una collocazione definitiva: a pochi passi dalla chiesa, nelle sale già dell'istituto musicale in via Arena 17, in Città Alta, aprirà il nuovo centro di arti visive Baco, che inaugurerà il 18 maggio in occasione di ArtDate, le giornate dell'arte contemporanea promosse da The Blank.

«Baco è un acronimo che sta per Base Arte Contemporanea Odierna - spiega il curatore del centro Mauro Zanchi, già responsabile delle mostre dei matronei e a cui la Mia ha affidato la responsabilità del progetto, di cui si occupa insieme a Stefano Raimondi, fondatore di The Blank e curatore di Baco, e al collettivo artistico Temporary Black Space -. La parola "odierna" fa riferimento al fatto che l'arte che si troverà qui sarà quella di questi anni. Organizzato per ora su due piani di un'ala del palazzo di proprietà della Mia, questo centro, oltre alla collezione permanente, che raccoglie le opere già esposte nei matronei di Santa Maria Maggiore, ospiterà anche mostre temporanee e alcune sale espositive dedicate agli studenti dell'Accademia Carrara».

L'idea di «relazione» nel fare arte si declina anche nel rapporto tra le persone e lo spazio in cui operano: «Il palazzo di Baco era vuoto dal 2006, quando il Conservatorio si è spostato in città bassa - spiega Mauro Zanchi -. Era un peccato non utilizzare questi spazi dotati di una forza tale che, se un artista riesce a farla sua, può nascere davvero qualcosa di magico. Anni fa chi passava qui sotto poteva sentire magari un piano suonare Chopin: dentro si faceva musica, ma questa usciva dalle finestre e raggiungeva anche il resto della città. Ecco, mi piacerebbe pensarla allo stesso modo con Baco: vorrei che ciò che accade dentro, si possa diffondere anche oltre le mura del palazzo, aprendolo al mondo e viceversa».

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