Bergamo, il centro da ritrovare
Inizia la nostra nuova inchiesta

Dal 4 gennaio nelle pagine di Cultura del giornale l’inchiesta sul centro della città. Cercheremo di capirlo, di comprendere i suoi pregi e i suoi limiti, la sua storia. Per poi proporre interventi, correzioni.

Un viaggio che ci porterà lontano, anche nel tempo, tra passato e futuro. Cominciamo con un’intervista ad Abramo Bugini, pittore, architetto, più di ottanta primavere sulle spalle, tra i fondatori di Italia Nostra a Bergamo.

Il centro di Bergamo, Sentierone e Porta Nuova, appare spesso deserto, freddo, inospitale. Perché?
«Non ho ricette, né spiegazioni sicure. Ma faccio delle ipotesi. Prima di tutto partiamo dal senso: qual è il senso del centro cittadino in una realtà medio-piccola come la nostra? Quale relazione è nata fra il centro e le periferie, l’hinterland? Perché il centro di Bergamo fatica a reggere la concorrenza, l’attrattività dei centri commerciali che assediano la città, da Orio a Stezzano a Curno?».

Già, per quali ragioni?
«Il senso di un centro cittadino è quello di espletare delle funzioni, da un lato, dall’altro di essere immagine di quello che la città è. La funzione e l’estetica. La praticità e la bellezza. Allora il centro dovrebbe essere centro politico, centro religioso, centro economico-finanziario, centro di cultura. Scopriamo che il centro di Bergamo è zoppo, per questo fatica a camminare».

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