I 60 anni dei Puffi, buon compleanno
Torniamo bambini con i video più belli

Da Puffetta a Quattrocchi e Tontolone, i folletti blu hanno divertito generazioni di bambini. A Milano celebrati in una mostra al Museo del fumetto fino al 25 novembre.

Noi Puffi siam così... Compiono 60 anni quei buffi folletti blu, nati dal disegno creativo del belga Pierre Culliford in arte Peyo, diventati fenomeno popolare negli anni ’80 grazie alla serie tv (ancora oggi replicata) di Hanna & Barbera, in Italia trascinata dal ritornello tormentone di Cristina D’Avena. Un successo tracimato anche nel cibo: il gusto puffo sul cono gelato sta agli anni ’80 come le pennette alla vodka, il color fluo sulle magliette e i capelli permanentati (e poi tutto questo a volte ritorna).

Nel 1958 Peyo mise in un fumetto che raccontava altro un gruppo di buffi folletti blu nella storia «La flte à six schtroumpfs» (Il flauto a sei puffi), riprendendo una vecchia idea per un cartone animato che Peyo avrebbe voluto realizzare in gioventù. Fu un grande successo e l’autore cominciò a scrivere alcune storie con loro protagonisti e altri personaggi antagonisti come il crudele mago Gargamella e il suo gatto arancione Birba. Ormai siamo alla terza generazione di appassionati di Puffi.

Il museo del fumetto di Milano, il Wow, fino al 25 novembre li celebra con «Mondo Puffo», raccontandone origini e successo (un merchandising ancora fiorente), curiosità (Umberto Eco analizzò la lingua puffa ad esempio) e in un percorso di approfondimento propone una mappa dei luoghi: il villaggio, la diga, il ponte, il fiume, il castello di Gargamella, il campo di puffbacche. In esposizione anche un villaggio originale anni Ottanta formato da puffi, cassette e accessori da collezione della serie Schleich.

Il meccanismo delle storie è semplice: bene e male in un microcosmo medioevale di fantasia, una specie di guardia e ladri con i personaggi dei Puffi che devono salvarsi dalle grinfie dei cattivi. Nella foresta intorno e nel villaggio di Pufflandia nascono le avventure dei Puffi, ciascuno diverso dall’altro per attitudine e mestiere a cominciare dal Grande Puffo, il più anziano, l’unico vestito di rosso, il più protettivo di tutti, e poi Puffetta, l’unica femmina (in origine cattiva, poi diventata buona e gentile), l’imbranato Tontolone, l’intelligente e sapientone Quattrocchi.

I Puffi, o Strunfi come venivano inizialmente chiamati «traducendoli» dal termine belga Schtroumpf (inventato da Peyo), arrivarono in Italia nel 1963 grazie alla casa editrice Dardo, che stava pubblicando le avventure di Roland e Tipitì (com’erano chiamati allora John e Solfamì) sul giornalino Tipitì. Torneranno poi nel 1964, questa volta col nome più simpatico di «Puffi», sul «Corriere dei Piccoli». La prima versione animata dei fumetti risale al 1961: nove puntate realizzate muovendo dei modellini di carta su fondali dipinti, poi raccolte in un film nel 1965, poi una seconda versione del 1976 con il lungometraggio «Il flauto a sei puffi», ma è nel 1981 con Hanna & Barbera, il boom di una serie che è andata avanti per quasi dieci anni. Dopo la tv arrivarono al cinema: dal 2011 fino all’ultimo nel 2017 «I Puffi - Viaggio nella foresta segreta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA