«Caravaggio era come Pasolini»
Sgarbi lo porta sabato al Creberg

Caravaggio come Pasolini, portato in scena da Sgarbi: sabato 13 febbraio alle ore 21 approda al Teatro Creberg «Caravaggio», spettacolo scritto e interpretato da Vittorio Sgarbi.

Che propone al pubblico un’immersione nella vita e nella rivoluzione pittorica del Merisi, incrociando la narrazione dello storico dell’arte con il violino e le sonorità elettroniche delle musiche composte da Valentino Corvino, il disegno del suono curato da Andrea Balducci e le magie del visual artist Tommaso Arosio a rendere vivi immagini e dettagli delle opere più rappresentative del pittore (info e acquisto biglietti sul sito del Creberg Teatro). La regia è di Angelo Generali, anche se è difficile prevedere se Sgarbi sarà capace di attenersi al copione.

Per Caravaggio, assurto al ruolo di star, sembra non esserci pace ora come in vita, tra il moltiplicarsi di mostre, biografie più o meno romanzate, falsi scoop e persino l’analisi del dna e il presunto ritrovamento delle ossa. Ci chiediamo quali sorprese ancora possa riservare la vicenda umana e pittorica dell’artista «maledetto». Ma la curiosità si accende se sappiamo che è Sgarbi ad accompagnarci tra le pieghe dell’esistenza e dell’opera del Merisi, con la sua innegabile capacità di narrare le cose da prospettive insolite.

Sgarbi ci presenta Caravaggio come l’artista in assoluto più in sintonia con le paure e le emozioni della contemporaneità, scegliendo la figura di Pier Paolo Pasolini per guidare il pubblico in questa chiave di lettura: «È uno spettacolo per capire Caravaggio con la sensibilità del nostro tempo. Non è un caso che, dopo l’oblio in cui cadde dopo la morte, il pittore risorga nel 1951 conla mostra allestita da Roberto Longhi a Palazzo Reale a Milano. Sono gli anni in cui Pasolini sembra riprodurre la vita di Caravaggio nella sua stessa, doppia vita: i volti dei ragazzi di Caravaggio sono i ragazzi di borgata di Pasolini».

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