Caterina e il suo violoncello
A 14 anni il sogno di Londra

Non ci aveva mai pensato a Londra. Troppo giovane e forse serviva solo una pulce nell’orecchio: qualcuno che le dicesse, perché no, di provare. E così è stato, se si pensa che a settembre, a 14 anni, Caterina Isaia saluta mamma, papà e il fratello Pietro e con un comodo volo low cost Ryanair si trasferirà nel Surrey, a poca distanza da Londra, per suonare il violoncello e continuare a sognare la sua musica.

La ragazza, trapiantata a Bergamo a 9 anni, è stata accettata al Yehudi Menuhin School, scuola fondata in Gran Bretagna nel 1963 e considerata fra gli istituti per giovani talenti più prestigiosi al mondo. «Ho vissuto i primi anni della mia vita a Messina e a 6 anni cantavo nelle voci bianche del Teatro Greco di Taormina – ricorda -. Un giorno mi sono fermata a osservare l’orchestra sinfonica ed è stato amore a prima vita, anzi a primo suono». Con il violoncello, con quella sonorità così diversa dal pianoforte che mamma e papà suonano in casa: «Sono entrambi pianisti e entrambi insegnano musica, ma non mi hanno mai forzato ad avvicinarmi al loro strumento. È stato un incontro lento, un innamoramento che ho costruito ascoltando la profondità del suono del violoncello, della sua gamma sonora più ampia».

Una tipa tosta Caterina: a 9 anni si trasferisce a Bergamo con la famiglia e inizia a prendere lezioni per 9 mesi al conservatorio con Flavio Bombardieri per poi, con il sostegno della famiglia, seguire le lezioni di Marianne Chen a Parma e successivamente di Monika Leskovar a Milano. «È lei che lo scorso ottobre mi propone di partecipare all’International Cello Competition “Antonio Janigro”, un concorso in Croazia. Mi sono iscritta nella sezione under 17 e ho vinto il primo premio, che consiste nel suonare da solista con l’Orchestra da camera di Zagabria, il prossimo ottobre». In quell’occasione un giurato del concorso, il violoncellista Giovanni Gnocchi, le propone di provare ad entrare nella scuola inglese, per proseguire nella specializzazione: un fulmine a ciel sereno, un’idea che inizia a frullare nella testa di Caterina che ne parla con i genitori:«Frequento il Liceo musicale Secco Suardo di Bergamo e ogni giorno posso suonare e studiare, ma è sempre complicato conciliare le attività: la Yehudi Menuhin School era un sogno incredibile e una grande sfida». Perché significava per Caterina scegliere una strada, in modo più definitivo: «E capire anche quanto potevo valere, dopo tanto lavoro e tante aspettative, soprattutto da me stessa».

A dicembre spedisce un dvd con alcune sue esibizioni, a gennaio l’audizione a Londra davanti al direttore della scuola, l’insegnante di violoncello e diversi insegnanti di musica: «Un’emozione incredibile, ma anche una grande voglia di confrontarmi con quegli esperti, in un paese straniero, in una scuola che ora so sarà la mia casa per tre anni”. Perché Caterina, un po’ come una delicata Billy Elliot della musica, con la tenacia del protagonista del pluripremiato film Whiplash, l’audizione la passa e a Bergamo arriva il tanto agognato sì. “Anche se c’è un ma: la rata annuale della scuola si aggira intorno alle 42 mila sterline e per la mia famiglia sarebbe stato impossibile sostenere la spesa».

Caterina accede a una borsa di studio che copre il 50% della retta, ma è ancora troppo poco: «Un mese dopo, la scuola ci ha informato che la copertura del finanziamento sarebbe arrivata al 70%. Un mese dopo al 90% grazie alle sovvenzioni di privati e realtà benefiche britanniche che sostengono i giovani musicisti». Dall’Italia il restante 10% con l’Accademia Filarmonica di Verona che sostiene Caterina, segnalata per le sue doti musicali: «Dopo la preoccupazione di non riuscire a partire pur avendo superato le audizioni, mi sono sentita libera e felice: so che saranno tre anni difficili ma anche incredibili. Tre anni che mi porteranno a suonare sempre meglio».

E c’è grande responsabilità sulle spalle della ragazza: «Devo lavorare al massimo per ottenere una nuova borsa di studio il prossimo anno e per ringraziare chi in questi anni mi ha sorretto e aiutato, sempre. A partire dai miei genitori, con mio padre grande consigliere e il calore della mamma, che mi dimostra affetto e appoggio anche quando mi accompagna al pianoforte e mi fa sentire la sua vicinanza, sempre». L’«orecchio critico» di papà, sorride Caterina, e la «spalla amorevole» di mamma, con il fratello Pietro che tifa per Caterina, pronta a fare le valigie. «Intanto continuo a suonare» torna seria la 14enne che pensa anche alle amiche che lascerà, alla ginnastica artistica «abbandonata per il violoncello» e ai progetti futuri: «Dopo i tre anni sogno la Kromberg Academy, a Berlino, concorsi in giro per il mondo». Ascoltando la maestria di Andrei Ionita, violoncellista romeno, suonando e risuonando il concerto di Haydn e Shostakovich. «Il violoncello è il mio grande amore, mio compagno fedele, estensione delle mie mani, espressone dei miei sentimenti» sorride la ragazza. Vola libera Caterina, e suona le suite di Bach. Londra è vicina e lei ha già le valigie pronte.

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