Cembran, bergamasco mondano

Ironia Si inaugura sabato 26 alle 18 all’ex chiesa della Maddalena la mostra «Antonio Cembran. L’amico nascosto», curata da Maria Teresa Frumento Cembran e Attilio Pizzigoni: un’occasione per conoscere questa figura fuori dagli schemi, che girava sul Sentierone o a bordo della sua Rolls Royce, mentre le pagine dei rotocalchi lo immortalavano a Cortina a fianco di Linda Christian e di Tyron Power.

Chi era Antonio Cembran (Trento 1933 - Bergamo, 2020)? L’unica risposta possibile a questa domanda la diede Antonio Cembran: «Nella mia vita ho fatto il gaudente: tutto donne, mamma, vacanze e amicizie femminili altolocate. E dove non poteva la fortuna, poteva l’umorismo. Ho giocato con la vita, burlandomi di essa, addentandone il gusto, assaporandone i piaceri con maliziosa ironia».

Felicemente in contraddizione

Probabilmente è proprio l’ironia la vera chiave di lettura di un personaggio fuori dell’ordinario, che è stato tante cose anche felicemente in contraddizione tra loro (un protagonista della “dolce vita”, regista, scrittore, artista…). L’ironia, certo, se intesa nella sua accezione più ampia e poetica di vento che soffia leggero sulle cose di ogni giorno, di acuta osservazione della realtà, di curiosità insaziabile e di capacità di sognare e fantasticare con gli occhi di un bambino.

Per chi l’ha conosciuto, ma soprattutto per chi non ha mai avuto l’occasione di incrociarlo a Bergamo, sul Sentierone o a bordo della sua Rolls Royce, o sulle pagine dei rotocalchi nazionali che lo immortalavano nella Cortina del boom economico a fianco di Linda Christian e di Tyron Power, l’occasione per conoscere questa figura fuori da ogni schema sono la mostra, e l’inconsueto volume che la accompagna (edizioni Lubrina, progetto grafico creativo di Dario Carta), «Antonio Cembran. L’amico nascosto», che si inaugura sabato 26 novembre alle ore 18 nell’ex chiesa della Maddalena in via Sant’Alessandro 39/d. I curatori Maria Teresa Frumento Cembran e Attilio Pizzigoni – con l’aiuto di Paolo Aresi e di Marina Benedetti, Lori Dossi, Flavia Conca, Edoardo De Cobelli - hanno cercato di restituire i mille Cembran di Antonio Cembran riunendo i suoi disegni, gli scritti, la sua ironica autobiografia «Anonimo mondano. Diario di un mondano pentito», le lettere, i suoi film, con la proiezione in mostra del suo documentario «Bergamo» (1974), restaurato per l’occasione da Lab80 Film.

«Non è una mostra “normale” – avverte Pizzigoni - ma un catalogo di pensieri liberi, da consultare, un laboratorio linguistico e di immagini che stanno in equilibrio tra luoghi comuni ribaltati ad uso dello spettatore». Una mostra appagante da vedere ma difficile da descrivere. Giusto qualche coordinata per chi non vuole correre il rischio di disorientarsi nel vertiginoso caleidoscopio esistenziale e creativo di Cembran. Cresciuto fra Trento, il castello di Merano e la villa «La Genzianella» a Fai della Paganella, tutte proprietà della famiglia Cembran, Antonio nel 1950 si trasferisce nella villa costruita dal padre in via Verdi a Bergamo, dove ha vissuto fino alla sua morte, a parte i lunghi periodi passati nella Cortina d’Ampezzo degli anni d’oro (1950-1960) di cui è stato un protagonista. Tra il 1974 e il 1986 si è dedicato alla regia, girando circa 40 film in super 8, e nel 1988 ha scritto il suo libro «Anonimo mondano». Successivamente si dedicò alla grafica, alle vignette satiriche, al disegno, alle mostre. L’antologica si potrà visitare fino al 24 dicembre (orari: lun-ven 16-19.30, sab e dom 10-12 e 16-19.30).

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