È morto al Cerreto il Batistì di Olmi

È stato colto da un infarto mentre sollevava un sacco di mais per metterlo su un carretto, fuori dalla sua stalla, a Castel Cerreto. È morto così, a 75 anni, Luigi Ornaghi, per tutti il «Batistì» de «L’albero degli zoccoli» di Ermanno Olmi. Era uno dei volti più celebri della campagna bergamasca: grazie al capolavoro del regista bergamasco, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 1978, con i suoi baffoni neri, il cappello e gli stivali, era diventato un simbolo del lavoro nei campi, delle fatiche e delle difficoltà di chi coltiva la terra. Ornaghi è morto ieri mattina, alle 8,40. Nato alla cascina Peliza nel 1931 (era coetaneo di Olmi), da ragazzo si trasferì con la famiglia alla «cort del Milio», uno dei cascinali del Cerreto. Dopo due anni in fabbrica alla Baslini, dedicò tutta la vita ai campi.
Trentacinque anni fa tra i tavolini del bar delle Acli lo aveva scelto Ermanno Olmi, che cercava gente vera, non attori professionisti, ma contadini. Scelse Franco Pilenga, lo sposo del film, scelse Battista Belloni, e scelse anche Luigi Ornaghi. Da quel giorno divenne il Batistì.
Dalla scorsa primavera il Batistì aveva dovuto lasciare il cascinale dove abitava da decenni per consentire un intervento di ristrutturazione voluto dagli Istituti educativi di Bergamo, l’ente che gestisce il lascito della contessa Emilia Woyna Piazzoni, tra cui anche il complesso della «cort del Milio». Di malavoglia e non senza una vivace protesta, lamentandosi per gli aumenti degli affitti della casa e della stalla, Ornaghi aveva dunque dovuto lasciare la sua cascina, sfrattato proprio come il Batistì nel film. Così, in attesa che si concludessero i lavori, Ornaghi era andato ad abitare alla cascina Scarott, nella campagna tra Treviglio e Cassano, lontano parecchi chilometri dal suo amato Cerreto. Ma qui tornava ogni giorno, per lavorare nella sua stalla.
Ieri mattina, proprio alla stalla, c’era un altro contadino del Cerreto, Lorenzo Carminati, assieme ai figli Nevio e Alessandro e stava scaldando l’acqua per uccidere il maiale. «Il Batistì stava caricando dei bidoni e dei sacchi su un carretto - racconta Carminati -: a un certo punto abbiamo visto che è caduto per terra. Ci siamo avvicinati per soccorrerlo, ma ci ha detto: "Lasciate perdere, sto bene, non chiamate l’ambulanza". E si è rialzato. Ha fatto pochi passi fino ad arrivare sotto il porticato della cascina, è sbiancato in volto ed è nuovamente caduto, stavolta senza più riprendersi». Pochi minuti dopo, il medico del 118 ha constatato la morte per infarto.
Ornaghi era scapolo: lascia le sorelle Mariuccia e Bruna e i nipoti Marco, Cristian e Giusi. Proprio loro, d’accordo con Ambrogio Mossali, hanno deciso di allestire la camera ardente nel locale del Cerreto che ospita il museo della storia contadina: appesi alle pareti ci sono centinaia di attrezzi agricoli, tra cui molti uguali a quelli usati nel film di Olmi.
Il funerale sarà celebrato domattina, alle 10,30, nella chiesetta della frazione.

(12/12/2006)

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