«Gospel time» a Ponte San Pietro
Al via l’Anno culturale del «3C»

Il primo appuntamento è in programma per venerdì 6 dicembre, alle 20.45, al Cineteatro di Ponte San Pietro: un concerto gospel con i «Golden Guys», una formazione di 22 elementi diretta da Paola Milzani. Ricchissimo il programma delle iniziative.

«Quale bellezza salverà il mondo?». Quella che il card. Martini poneva nella lettera pastorale 1999 per cercare la risposta alla crisi del secolo «non più breve» sarà la domanda di fondo che animerà le iniziative del «3C», il Centro culturale Cittadini (emanazione della Scuola «Caterina Cittadini» di Ponte San Pietro) e l’Associazione «Caterina e Giuditta Cittadini» di via Broseta a Bergamo.

Il primo appuntamento è in programma per venerdì 6 dicembre, alle 20.45, al Cineteatro di Ponte San Pietro: un concerto gospel con i «Golden Guys», una formazione di 22 elementi diretta da Paola Milzani.

Nel corso della serata ci sarà la presentazione dei diversi percorsi e delle molte iniziative proposte per l’anno culturale 2013/2014, tra incontri di formazione, di aggiornamento e di dibattito con personalità del mondo della cultura e dell’impegno ecclesiastico-politico-sociale (tutti ben dettagliati nel programma allegato in pdf).

Riflettere sulla domanda posta dall’allora Metropolita di Milano - «verità, bontà e giustizia sembrano deboli rami spezzati del grande albero dell’umanità» - è quanto mai urgente, in una condizione economica e sociale fortemente degradata, certo molto di più di quanto già non presagiva il cardinale Martini.

Quando tempo e storia perdono senso e unità, quando gli orizzonti si frantumano, riemerge la domanda che Dostoevskij, nel suo romanzo «L’idiota», pone sulle labbra dell’ateo Ippolit al principe Myskin: “È vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la «bellezza»?”. Nel silenzio del principe – che sta accanto al giovane che sta morendo di tisi a diciotto anni – il card. Martini rintraccia un senso: la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore. Ma è anche la risonanza, candida e illuminante, di chi vive la gioia di una pienezza che trascende ragione e oscurità e che è necessario comunicare, condividere, diffondere, narrare, narrarsi: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza» (Isaia, 52, 7).


La crisi che morde le menti per un vero sfuggito, richiama il riscatto dal cuore: cogliere la bellezza (nel me che è l’ altro e nell’altro che è io, nella terra che ci abbraccia e nel mondo che ci abita) apre le vele al viaggio condiviso, scopre i luoghi e le occasioni – nel giusto tempo – della creazione, della cura, della ri-conciliazione, della riconoscenza. Così conoscere non è più semplice ricognizione del reale ma esperienza del generare nel pensiero un «oltre possibile»: un’ulteriorità di senso a cui l’incompiutezza di ogni vissuto e il desiderio infinito di stelle lontane ci avviano con felice inesorabilità. Per ciascuna/o di noi, abitanti del confine tra l’ultima parola detta e la prima nuova da dire, noi, moltitudine di io smarriti, che cerchiamo legame e legami per approdare, feriti ma candidi, alla meraviglia dell’autentico.

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