Graffiti nella soffitta: «Sono di Manzù» La scoperta in S. Alessandro in Colonna

Nella soffitta della basilica di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo sono stati scoperti disegni murali attribuibili al giovane Manzù. Il papà dell’artista, Angelo Manzoni, era il sagrestano della chiesa ed è certo che il figlio lo accompagnasse. L’enigma dell’attribuzione rimane, ma c’è già chi si è espresso favorevolmente. Gli schizzi ritraggono volti, luoghi, scene campestri.

Lo scultore Mario Toffetti, che ha realizzato alcune opere nella chiesa non ha dubbi: «quei disegni sono di Manzù. Si tratta di opere giovanili, ma il tratto è suo, lo conosco, non mi sbaglio». Il nipote dello scultore, Giacomo Manzoni, gallerista, aggiunge che «Non è improbabile che li abbia eseguiti proprio lui». Anche per l’artista Augusto Sciacca «alcuni elementi stilistici potrebbero essere riconducibili in maniera significativa al Manzù della fase matura: la rotondità dei lineamenti, della composizione della figura, della morbidezza dei panneggi possono prefigurare il tratto caratteristico e distintivo della sua maturità artistica. Non è da escludere quindi che analisi e studi successivi possano riservare una piacevole sorpresa per Bergamo».

Un confronto con altre opere giovanili si può avere con gli affreschi di Villa Ardiani a Selvino realizzati da Manzù negli anni 1932-1933.Le mani della «maschera con tortorella» e quelle di altri personaggi ritratti sono affusolate e pressoché identiche alle mani dei personaggi ritratti nella soffitta. La postura dell’uomo a testa di zucca (una mano sul mento, l’altra alla vita) è simile a quella del «pastore dormiente» di Villa Ardiani. Anche gli occhi dei personaggi della soffitta e di quelli eseguiti a Selvino presentano impressionanti analogie. Si tratta in ogni caso di supposizioni, per quanto gli indizi siano davvero numerosi. Vi sono poi due motivi floreali sotto l’arco della grata che fanno pensare al celebre erbario di Manzù.

Tornando alla chiesa di Sant’Alessandro in Colonna, i paesaggi ai lati della finestra sembrano familiari: una via della città bassa, il campanile della stessa chiesa. L’occhio è poi colpito dal dettaglio dei lampioni del viale. Ricordano quelli di piazza Vittorio Veneto, che in parte furono ideati dal giovane Manzù? A 15 anni era iscritto alla Fantoni. Era un giovane promettente. Gli fu dato l’incarico di fare decorazioni per i lampioni della piazza. Forse si esercitò sui muri della soffitta? L’enigma rimane. Nell’anno del centenario della nascita del grande scultore (22 dicembre 2008), l’intrigante giallo è ancora tutto da risolvere. Ora la parola passa agli esperti.

(foto Thomas Magni)(12/04/2008)

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