De Gregori al Creberg Teatro il 14 maggio
In «VivaVoce» ci sono 40 anni di musica

Una volta, quando un artista dopo aver lasciato il segno risaliva di nuovo la china del successo, si diceva che stava vivendo una seconda giovinezza.

Era un modo di dire che le stagioni hanno mandato in disuso: vuoi perché certi artisti di giovinezze ne hanno conosciute più di due, vuoi perché è più appropriato parlare di acquisita maturità, di evoluzioni che avvengono col passare delle esperienze. Questo per dire che gente come Dylan, Cohen o Mick Jagger sono perfettamente consapevoli della personale stagionatura, e su quella puntano.

Anche Francesco De Gregori che sta rivivendo un momento di grande successo dopo aver licenziato il doppio album antologico «VivaVoce» e aver messo in calendario il conseguente tour che già sulla carta ha buoni numeri se si pensa che, nel giro di poche settimane, alle prime date se ne sono subito aggiunte una quindicina, compreso quella bergamasca del 14 maggio al Creberg Teatro.

Il Principe dunque attraversa un buon momento. Per la verità è una fase di grazia che dura dall’album «Sulla strada» del 2012. Il doppio antologico uscito da poche settimane non fa altro che confermare quello stato. In «VivaVoce »ci sono 28 canzoni, la più vecchia passa i 40 anni, la più recente è di 4 o 5 anni. Nessuna scelta filologica. De Gregori si è lasciato guidare dall’istinto, dal desiderio di rivivere le canzoni, quelle famose e quelle quasi dimenticate. Alcune sono radicalmente diverse dagli originali, «Celestino», «Generale», «Per le strade di Roma», altre sono rimaste lì, quasi uguali.

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