I 40 anni de «L’Albero degli zoccoli»
Contadini della Bassa attori protagonisti

Il dialetto bergamasco consacrato dalla cinematografia internazionale: quel film uno spaccato unico della vita delle nostre campagne. Il ricordo dei protagonisti.

Ha da poco tagliato il traguardo dei 40 anni il film che ha consacrato Ermanno Olmi alla 31esima edizione della Palma d’Oro del Festival di Cannes: «L’albero degli zoccoli». Una pellicola girata prevalentemente nella pianura della bassa bergamasca, con contadini e gente della campagna, in dialetto bergamasco. Uno spaccato unico della nostra vita contadina diventato uno dei migliori film della cinematografia italiana. Girato dal febbraio al maggio del 1977, racconta la vita di quattro famiglie contadine in una cascina di Palosco tra l’autunno del 1897 e la primavera del 1898.

Mènec (Domenico) è un bimbo di sei anni sveglio e intelligente che ogni mattina deve fare chilometri per andare a scuola. Un giorno torna a casa con uno zoccolo rotto. Non avendo soldi per comprare un nuovo paio di scarpe, il padre Batistì decide di tagliare di nascosto un albero di pioppo per fare un nuovo paio di zoccoli al figlio. Il padrone della cascina però viene a saperlo e alla fine viene scoperto il colpevole: la famiglia di Mènec, composta dal padre Batistì, dalla moglie Battistina e dai tre figli di cui uno ancora in fasce, caricate le povere cose sul carro, viene cacciata dalla cascina. Accanto a questa vicenda che apre, chiude e dà il titolo al film, si alternano episodi dell’umile vita contadina della cascina, contrassegnata dal lavoro nei campi e dalla preghiera.

Sono stati proprio i protagonisti del film a ricordare le riprese e la vita contadina di quegli anni in un recente incontro in Provincia di Bergamo per i 40 anni della pellicola.

«L’albero degli zoccoli» fu premiato anche il David di Donatello come miglior film nel 1979, 5 nastri d’Argento, il Premio César come miglio film straniero nel 1979.Il film è visibile su Rai Cinema Channel.

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