I «Luoghi del cuore»: 10 anni di Fai
C’è anche il mulino di Roncobello

C'è la storia a lieto fine del Mulino Gervasoni, piccolo grande gioiello recuperato sulle montagne bergamasche. Ma anche la vicenda penosa e ancora tutta da risolvere della splendida Villa Cavallini, devastata e inagibile con il suo lussureggiante parco tardoromantico sul Lago Maggiore.

C'è la battaglia vinta per liberare dal cemento la strepitosa Scala dei Turchi a Realmonte, in Sicilia. Ma pure la vicenda paradossale e amara del «Palazzaccio», con la sua brutta architettura anni '70 che deturpa il centro storico di Chieti.

Il Fondo Ambiente Italiano festeggia i primi dieci anni dei suoi «Luoghi del Cuore» e ne viene fuori un grande, bellissimo libro intessuto di immagini e soprattutto di storie, non tutte ancora a lieto fine, specchio fedele della ricchezza e delle contraddizioni del paese. Ma anche dimostrazione di quanto l'impegno determinato di una collettività di persone possa fare per salvare memoria e identità.

Organizzato con una prima sezione dedicata ai beni architettonici e una seconda che raccoglie i paesaggi, con una prefazione del presidente Fai Andrea Carandini e testi curati da Federica Armiraglio, il volume è pensato come una sorta di album di famiglia degli italiani, con la raccolta di tutti i luoghi segnalati, di edizione in edizione, dai tantissimi (quasi un milione nella sola edizione del 2012) che negli anni hanno partecipato al censimento lanciato per la prima volta nel 2003 dal Fai.

Quello che ne viene fuori è una raccolta estremamente eterogenea, con i grandi castelli che si succedono alla chiesina di campagna, i luoghi mitici del paesaggio insieme ad altri oggettivamente più modesti e meno conosciuti, eppure fondamentali per chi ci vive e e li ama. Perché la caratteristica che li accomuna tutti, spiega il vicepresidente esecutivo Marco Magnifico, «è che sono luoghi di identità». In molti casi la salvezza o l'inizio di un percorso di recupero sono avvenuti grazie all'intervento diretto del Fai (45 luoghi in 16 regioni d'Italia) con i fondi messi a disposizione da Intesa San Paolo.

Ma ci sono state anche tante situazioni in cui è bastata la semplice affermazione nei Luoghi del Cuore per innescare l'interesse delle istituzioni. È stato così, per esempio, per il recupero della Fontana dell'Acqua Acetosa a Roma o per la Cappella di San Paolo a Galatina (Lecce), per gli straordinari Eremi di Pulsano a Monte Sant'Angelo (Foggia) e per la Chiesa di Santa Caterina a Lucca.

E poi ci sono le storie più particolari, come quella del Castello della Colombaia di Trapani, vincitore del censimento 2008. Costruito su una piccola isola naturale all'imbocco del porto di Trapani, fascinoso e spettacolare con il suo torrione ottagonale tirato su nel Medioevo sopra una fortezza di probabile origine cartaginese, il castello della Colombaia, poi ampliato nel XVI secolo per contrastare le scorribande dei pirati, diventò nell'Ottocento un carcere. Ma dal 1965, dismessa la funzione di galera, era stato abbandonato al degrado e ad ostacolarne il recupero, nell'ultimo decennio, ci si era messo un assurdo intrico di burocrazia, sciolto dal Fai che in questo caso ha funzionato con successo da facilitatore del dialogo fra i tanti e diversi enti coinvolti.

Un motivo in più per continuare a battersi per tutti i tanti luoghi del cuore disseminati per l'Italia, come «miriadi di piccole fiammelle», come scrive la fondatrice e presidente onorario del Fai, Giulia Mozzoni Crespi. La bellezza, scriveva Dostoevskij, salverà il mondo. Battersi per preservarla o per recuperarla quando sembra perduta, aiuta.

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