Il sarto è arrivato alla Carrara
In Fb: «Eccomi dopo un viaggio di 15 ore»

«Dopo un lungo viaggio durato 15 ore, dopo aver attraversato La Manica - che ho calzato a pennello! - sono arrivato in Accademia Carrara. Eccomi!».

Ecco il post in Facebook che preannuncia l’arrivo de «Il sarto» del Moroni alla Carrara.

Dopo un lungo viaggio durato 15 ore, dopo aver attraversato La Manica - che ho calzato a pennello! - sono arrivato in...

Posted by Accademia Carrara on Martedì 1 dicembre 2015

«Ormai lo sapete...IO SONO IL SARTO» continua il post, e dal 4 dicembre il quadro sarà esposto. Dalla National Gallery di Londra il prwstigioso dipinto sarà per 3 mesi alla Carrara. E al Museo Diocesano vedremo un altro prestito eccezionale: il ritratto di Gian Gerolamo Albani, attorniato da 8 opere di carattere sacro appena restaurate.

Un’occasione per un affascinante viaggio espositivo alla riscoperta delle opere più note del grande pittore: Moroni farà tappa all’Accademia Carrara (dove «Il sarto» verrà esposto assieme alle altre sue opere conservate nella Pinacoteca), al Museo Adriano Bernareggi e al Museo di Palazzo Moroni. Un modello di progettazione culturale condivisa in cui a fare da filo conduttore è l’omaggio all’unico vero specialista di ritratti che l’Italia abbia avuto.

Per restituire a tutto tondo il percorso del pittore, il Bernareggi convoca non solo il celebre «Ritratto di Gian Gerolamo Albani» – prestito altrettanto eccezionale da una collezione privata milanese – ma anche otto dipinti sacri conservati in museo o scelti fra le 32 opere di Moroni custodite nelle chiese del nostro territorio, tra i quali anche l’«Ultima Cena» di Romano di Lombardia, probabilmente il dipinto sacro di Moroni rimasto più impresso nell’immaginario collettivo.

Tutte restaurate di recente grazie al finanziamento della Fondazione Credito Bergamasco, che ha voluto sostenere anche la realizzazione della mostra al Bernareggi, le opere esposte testimoniano il quotidiano impegno delle comunità parrocchiali nella conservazione del patrimonio culturale e restituiscono la parabola di Moroni nella pittura sacra, dagli esordi alla definitiva affermazione pubblica: «Il pubblico potrà ritrovare la produzione del pittore nel genere sacro nelle sue varie tipologie – suggerisce il curatore dell’esposizione Simone Facchinetti, co-curatore anche della mostra monografica di Moroni allestita un anno fa alla Royal Academy di Londra –, dalle tavolette che decoravano i tabernacoli ai piccoli dipinti legati alla preghiera individuale, fino alle pale d’altare e ai grandi polittici».

Al contempo, l’itinerario espositivo è il racconto dell’invenzione di un nuovo alfabeto pittorico: «Moroni è stato protagonista di una ri-creazione dell’arte e dell’esperienza sacra» sottolinea don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’Ufficio Beni Culturali e dell’Ufficio Pastorale della Cultura della Diocesi di Bergamo. «Mettendo il proprio talento di indagatore del vero e dell’umana introspezione a disposizione del nuovo contesto che va lentamente generandosi anche nella nostra terra a procedere dalla diffusione dei dettami della Controriforma e dalla loro concreta applicazione sull’onda dell’infaticabile azione pastorale promossa da San Carlo Borromeo».

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