Intervista a Roby Facchinetti - video
«Ecco come nacque Piccola Katy»

Partono da Astino i cinquant’anni dei Pooh e di Roby Facchinetti. Viaggiano sul «Pensiero» di un successo prima sperato, poi ottenuto, infine mantenuto con tenacia sino ad oggi: il tempo del commiato, dell’ultima corvée del gruppo più longevo del pop italiano, certamente il più popolare.

Tutto è cominciato lì e lì ritornerà Facchinetti il giorno in cui scenderà dal palco dopo l’ultima notte con gli amici di sempre. «Qui c’è la casa dove sono nato – spiega Roby mentre passeggia nel chiostro del monastero –. Qui stava la mia famiglia: mia madre che amava la musica, mio nonno che era un musicista e dirigeva un coro polifonico. Ha scritto anche una messa cantata. In casa si ascoltava musica 24 ore al giorno. La mamma cantava da mane a sera, con la radio sempre accesa. Avevamo un giradischi per sentire le opere. Mamma ne andava pazza. Sono cresciuto in questo ambiente ed è stato inevitabile scoprire dentro di me la passione per la musica. Ricordo che ero piccolo e mi ero innamorato del suono dell’armonica a bocca; alla fine me ne regalarono una per Santa Lucia. Quel giorno capii quanto era bello ed emozionante creare un suono, esprimersi attraverso uno strumento».

Dall’armonica alla fisarmonica il passo è breve. Da ragazzo Facchinetti va a lezione dal maestro Ravasio, poi studia pianoforte con il maestro Sala. E sulla via arriva anche il primo gruppo, “I toni”. «Poi sono passato ai “Monelli”. Una sera andammo a suonare al Grand Hotel di Rimini. Dovevamo fare pochi giorni e invece ci ingaggiarono per tutta la stagione. Contratto dopo contratto mi sono trovato a fare questo lavoro per professione. Poi i Monelli si sono trasformati, sono diventati il gruppo di un cantante che si chiamava Pier Filippi. Aveva scritto con Toni Renis “Quando quando”; era famoso. L’incontro con i Pooh accade qualche tempo dopo allo Sporting Club di Bologna. Me lo chiedono ed io entro subito nel gruppo. Non si suonava certo tutte le sere e nei periodi di ferma i Pooh facevano capo ad Astino. Ognuno veniva ospitato dalle famiglie del borgo.

Un contadino ci aveva dato un rustico per provare. “Piccola Katy” è nata da queste parti, dopo un addio al celibato. Era una poesia, Negrini aveva scritto il testo. Mi sono messo al piano, gli amici intorno, e ho cercato una melodia che potesse essere condivisa lì per lì...Oh oh, Piccola Katy... La canzone nacque dalla compagnia».

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