Jesùs Rafael Soto: alla Gamec l’ossessione per l’effetto cinetico

Sorprende per la capacità di coinvolgere lo spettatore la mostra «Jesùs Rafael Soto. Visione in movimento», che è aperto da giovedì 12 ottobre alla Gamec. Curato da Tatiana Cuevas e Paola Santoscoy e organizzato dal Museo Tamayo Arte Contemporanèo di Città del Messico, il progetto giunge alla Gamec dopo aver fatto tappa anche alla Fundaciòn Proa di Buenos Aires, arricchendo tuttavia di ben 30 opere l’itinerario che illustra la ricerca dell’artista venezuelano (Ciudad Bolivar 1923 - Parigi 2005) – uno dei grandi esponenti dell’arte cinetica – dagli inizi degli anni ’50 alla fine degli anni ’90.

«Gli spazi del nostro museo – sottolinea il direttore della Gamec Giacinto Di Pietrantonio – ci hanno consentito di raddoppiare il numero delle opere esposte, per costruire una retrospettiva completa e approfondita». Non si tratta certo della prima indagine della Galleria sull’arte cinetica, ma, benché il lavoro di Soto sia cosa nota, chi non ha mai avuto l’occasione di vedere le sue sperimentazioni plastiche dal vivo non può non rimanere affascinato dalla straordinaria capacità di creare raffinati effetti ottici utilizzando pochi e semplici elementi compositivi. Tanto più che lo spettatore è chiamato in gioco anche fisicamente, provvedendo, con i suoi spostamenti, a «mettere tutte le opere in movimento».

Una sessantina di lavori raccontano dunque l’«ossessione» di Soto per il problema dell’effetto cinetico. È chiaro, in mostra, come per tutta la vita l’artista abbia cercato di rispondere a un unico grande interrogativo: come inserire il movimento all’interno della superficie pittorica. E il filo rosso di questa indagine è proprio ciò che distingue Soto all’interno del movimento cinetico: «Il movimento nell’opera di Soto è il risultato degli effetti ottici derivanti dal rapporto tra gli elementi compositivi e la posizione dello spettatore dello spazio – spiegano le curatrici della mostra –. A differenza delle ricerche di altri artisti, come Naum Gabo o Alexander Calder, dove il movimento è ottenuto attraverso oscillazioni fisiche, nelle opere di Soto questi effetti accadono nell’occhio dello spettatore».

(12/10/2006)

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