La chitarra allegra e cosmopolita di Cato
Guarda l’ultimo video del cantautore

«+ Love – Stress». Nel 2017 non è facile l’invito di Cato. Eppure ascoltando il suo disco, scanzonato come sempre, un po’ di stress se ne va.

Proprio oggi esce il secondo video estratto dal’ultimo lavoro del cantautore bergamasco: “Everyday Fukin’ Robots”, clip realizzato in pieno stile do it yourself dallo stesso Roberto Picinali (questo il vero nome di Cato), che ha creato gli schizzi e i collage che si alternano in stop-motion e ha curato anche la regia, mentre le immagini video sono della fotografa Ilenia Voleri. “+ Love – Stress” è un disco roots nel quale Cato va a sondare le sue radici musicali mantenendo intatta la solarità di un cantautorato pop capace di reagire alle brutture della vita. È così che lungo la tracklist si possono trovare brani reggae – come nel primo singolo “African Boys” dedicato agli immigrati nel nostro Paese – o le “classiche” e rotondissime ballad pop-rock del nostro, o ancora tracce contagiate da blues, surf, ma anche dal folk galiziano e dall’elettronica. Ad accomunare il tutto la natura allegra e contagiosa di un musicista cosmopolita, che porta in giro un messaggio di pace, amore e sorrisi.

«Cerco di unire la passione per i viaggi a quella della musica – spiega Cato -. Grazie alle mie peregrinazioni in giro per il mondo sono riuscito a coinvolgere un sacco di artisti. Nell’ultimo disco ce ne sono 23 e sono molto contento perché l’arte, secondo me, è anche condivisione>. <+ Love – Stress> è uscito a due anni di distanza da «Cato». «Quel disco è partito dall’esperienza dei miei viaggi, soprattutto quello fatto sulla via della Seta che ho documentato attraverso il mio sito e le pagine social. Mi piace stare a contatto con culture diverse, vedere l’aspetto umano e capire le differenze». E lo si può notare anche dall’ultimo disco: «C’è un po’ di tutto: ci ho messo il blues, il reggae, l’elettronica. Rispecchia molto la mia musica, quello che faccio e quello che sono. Nuovi viaggi? Mi piacerebbe andare in Ghana o in Benin. Credo che il tema dell’immigrazione debba essere interpretato anche in senso artistico».

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